Giorgio Rossi, oltre mezzo secolo di storia giallorossa
Dopo oltre 54 anni al servizio dell’A.S. Roma, questa sera allo stadio Olimpico farà per l’ultima volta il suo ingresso in campo un uomo che rappresenta la continuità nella storia del club capitolino. Stiamo parlando di Giorgio Rossi, massaggiatore e vera e propria istituzione nell’organico della società di Trigoria. Nato a Roma il 31 ottobre 1930, entrò a far parte del club sito allora in Viale Tiziano in qualità di massaggiatore della squadra giovanile allenata da Guido Masetti. Era la seconda metà del 1957 e Giorgio Rossi, allora infermiere nei Vigili del Fuoco, iniziò l’avventura che lo porterà ad identificarsi per oltre mezzo secolo con la squadra che porta i colori della sua città. Entrato nella società negli ultimi mesi della seconda presidenza di Renato Sacerdoti, Rossi vivrà da vicino i vari eventi che hanno segnato la storia della Roma dagli anni Cinquanta ad oggi, costituendo una vera e propria memoria storica vivente per tutti gli appassionati romanisti. Dei vari protagonisti, presidenti, allenatori, calciatori e dirigenti, conserva un ricordo ed un’infinità di aneddoti, spesso divertenti, altre volte profondamente umani che ha alcune volte riferito in interviste ed anche pubblicato in un libro. Si potrebbe parlare del “Mago” Herrera, del “Barone” Liedholm, di Eriksson, di Anzalone, di Viola e, in tempi relativamente più recenti, di Capello, di Sensi ed altri allenatori o presidenti direttamente dalla sua voce scoprendo dettagli e caratteristiche della loro personalità magari non molto noti al grande pubblico.
Fece il suo ingresso nell’organico della prima squadra nel corso della stagione 1972 –’73, ultima annata che vide seduto sulla panchina giallorossa Helenio Herrera, sostituito nel finale di stagione da Antonio Trebiciani; erano gli anni della presidenza di Gaetano Anzalone. La sua professionalità, nel corso dei decenni, è sempre stata riconosciuta da chi ha avuto la responsabilità del club a tutti i livelli, tecnico, societario e dirigenziale, procurandogli una stima incondizionata e meritata. A tutto questo va aggiunto l’affetto di un’infinità di calciatori che hanno indossato la casacca gloriosa della Roma, che sono stati sottoposti alle sue cure e che, come ha confermato più volte lo stesso Rossi, sono stati quasi viziati da lui come farebbe un padre affettuoso con i propri figli. Molti ricorderanno anche un Rossi intento a scacciare dal campo chi, in maniera non poco avventata, fece il suo ingresso sul rettangolo verde negli ultimi minuti decisivi della gara – scudetto contro il Parma il 17 giugno 2001. Chi invase il terreno di gioco era deciso a prelevare souvenirs di ogni tipo dalla panchina e dai giocatori stessi lasciandoli in mutande e rischiando di compromettere un risultato ormai acquisito. La sua grinta nell’allontanare gli invasori spinti da un eccessivo entusiasmo la dice lunga anche sul Giorgio Rossi tifoso che ricorda, tra gli eventi sportivamente più belli, le vittorie dei due campionati con Liedholm prima e con Capello poi e la grande festa popolare che seguì in entrambe le occasioni nella Capitale. Un’esplosione di gioia che spera di rivivere presto, questa volta da tifoso speciale e privilegiato quale merita di essere chi ha saputo conquistare il cuore di tutti gli appassionati tifosi romanisti e non solo.