Ecco perché Totti non è Kobe Bryant
Kobe Bryant e Francesco Totti. Due fuoriclasse (lo sport è diverso, ma non conta) a confronto, non per le gesta in campo, ma per il loro modo di gestire le ultime pagine della loro storia da atleti. Il paragone viene dal presidente della Roma, James Pallotta, che nella sua ottica USA e nel suo amore per l’NBA, lui tifoso e socio minoritario dei Boston Celtics, nel commentare i pochi minuti concessi da Spalletti al capitano contro il Real Madrid prende come spunto proprio il Black Mamba: “Cosa sta succedendo qui con Kobe Bryant nella NBA? È un tributo continuo...”.
QUI KOBE - Il numero 24 del LA Lakers, anni 37, lo scorso 30 novembre con una lettera alla sua innamorata (il Basket) annunciava il ritiro all’attività agonistica alla fine della stagione 2015-16:
“Hai fatto vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere un Laker
e per questo ti amerò per sempre.
Ma non posso amarti più con la stessa ossessione.
Questa stagione è tutto quello che mi resta.
Il mio cuore può sopportare la battaglia
la mia mente può gestire la fatica
ma il mio corpo sa che è ora di dire addio.
E va bene.
Sono pronto a lasciarti andare.
E voglio che tu lo sappia
così entrambi possiamo assaporare ogni momento che ci rimane insieme.
I momenti buoni e quelli meno buoni”.
Parole commoventi per chi dopo 33.000 punti realizzati, 5 titoli NBA, 2 Olimpiadi e aver infranto altri numerosi record ha preso coscienza di non poter dare più certi ritmi. È stato lo stesso Kobe a scrivere la parola fine e da allora ogni partita dei Lakers è diventato un tributo a uno dei più grandi cestiti della storia statunitense: da Micheal Jordan (che è un po’ come se Maradona facesse un video tributo per Messi) attuale proprietario dei Charlotte Hornets, al pubblico dei Chicago Bulls la patria di MJ23. “È un tributo continuo...”.
QUI FRANCESCO – Il numero 10 della Roma, anni 39, in una recente intervista ha dichiarato: “Ho ancora la passione per fortuna e finché ho questa cosa qui, la mia testa mi dice di continuare e nessuno potrà impedirmi di smettere. Ognuno ha la libertà di dire ciò che vuole, ma l'ultima parola spetta a me. A giugno deciderò il mio futuro”.
Bastano queste poche righe per capire che la divergenza di opinione tra chi tra pochi giorni dovrà sedersi davanti a un tavolo e discutere di un cammino ancora insieme. Difficile ammettere che gli anni son passati, accettare che la mente rimane giovane, volenterosa e mantiene quella rapidità di pensiero che Totti e pochi altri fuoriclasse hanno, ma le gambe, le fasce muscolari non riescono a stargli dietro. Se Totti dovesse scrivere una lettera a Pallotta scriverebbe:
“Caro Jim,
Il mio cuore può sopportare la battaglia
la mia mente può gestire la fatica
il mio corpo sa che non è ora di dire addio.
E non va bene.
Non sono pronto a lasciarti andare.
E voglio che tu lo sappia
così entrambi possiamo assaporare ogni momento che ci rimane insieme.
I momenti buoni e quelli meno buoni”.
Fino a che non sarà pronto Francesco i tributi (vi immaginate il San Siro, il San Paolo, lo Juventus Stadium, il Franchi, l’Olimpico sponda laziale omaggiare la carriera di Totti?) dovranno esser rimandati. Così come ha scritto le più belle pagine della storia della Roma, spetta a lui scrivere l’epilogo della sua carriera.