Burdisso, dalla panchina al gol: la rivincita del professionista
Il calcio regala emozioni, spettacolo, gol. Ma è un gioco fatto di sudore, sacrificio e grinta. E di rivincite. Deve aver pensato questo Nicolas Burdisso quando ha visto l'arbitro Bergonzi estrarre il cartellino giallo e sventolarlo sotto il naso di un diffidato Castan durante la gara di Verona della settimana scorsa. L'argentino aveva collezionato, fino al match di ieri con il Milan, solamente sei presenze. Ma era stato lì ad aspettare, senza far rumore, nonostante facesse la riserva ad un ragazzino classe '94. Ha aspettato il suo momento, forse nella partita più importante, e ha lasciato il segno in una gara che la Roma ha dominato in lungo e in largo. Ma quel gol del vantaggio e quella corsa verso la tribuna Monte Mario con la maglia stretta nelle mani - come a voler ribadire l'enorme significato che la stessa ha per lui - rimarranno l'immagine più bella di questo Roma-Milan. E poi l'abbraccio con i compagni, con la gente, con la sua gente. Ironia del destino, l'ultimo gol segnato dal centrale di Altos de Chipión con la maglia giallorossa risaliva al 29 ottobre 2011: sempre di testa, sempre col Milan.
L'argentino si sente ancora importante, vuole far parte di questa squadra perché sa di poter dare ancora tantissimo. E lo sa la società che, di fatto, lo ha blindato: "Burdisso rimane - dice Franco Baldini - vogliamo 22 giocatori all'altezza di giocare e li abbiamo".