Toni: "La Roma tornerà tra le prime. Io e Totti possiamo dire ancora la nostra in Nazionale"
Luca Toni ad Avvenire.it
Fabio Cannavaro dopo l’eliminazione da Sudafrica 2010 ha detto: “Con Grosso e Toni sarebbe stato un altro Mondiale”. Concorda?
«A Cannavaro dovrò pagare un caffè quando torna in Italia. Come direbbero i genovesi, meno male che abita a Dubai. Scherzi a parte, col senno di poi è facile parlare. Mi sarebbe piaciuto andare in Sudafrica, ma le scelte tecniche vanno rispettate. Ho fatto un gran tifo per i miei compagni: è andata come è andata, voltiamo pagina».
Il presente della Nazionale è Cesare Prandelli, uno che la conosce molto bene: ha richiamato il 33enne Zambrotta, è tornato il 30enne Mauri, non pensa che ci possa essere ancora spazio per un rientro di Toni e di Totti?
«Il ct in primo luogo lavora sui giovani e programma il futuro. Io spero di fare tanti gol nel Genoa: allora potrei anche rilanciare la candidatura. Prandelli il mio numero di telefono ce l’ha. Un giocatore non può certo dire di no alla Nazionale. Auguro anche a Totti di rivivere le emozioni del Mondiale in Germania. Io e Francesco possiamo ancora dire la nostra».
Un nome nuovo per la Nazionale tra i suoi compagni del Genoa o qualche avversario che l’ha impressionata...
«Intanto Criscito, il suo ritorno in azzurro è meritatissimo. Il primo della lista dei genoani è Ranocchia, ha una maturità che non rispecchia i suoi 22 anni, è un predestinato. Un altro nel giro azzurro è Palladino, se trova continuità, coi suoi numeri, ci arriva finisce sicuramente. Altri papabili? Pellissier del Chievo e Giaccherini del Cesena».
Chiuso il capitolo azzurro: lei ha detto che al Bayern “ha sbagliato qualcosa”, ma cosa?
«A Monaco sono stati due anni splendidi, un mucchio di reti segnate. Qualcosa ho sbagliato, ma a che serve rivangare? Con Van Gaal non avevo un buon rapporto, lui non amava il dialogo, certi metodi non mi andavano a genio. Ma nel calcio non si può pretendere che siano sempre rose e fiori. E le spine pungono.».
Alla Roma lo scorso anno, con quel suo gol ci fu il sorpasso all’Inter: i giallorossi stavano per vincere lo scudetto, ora invece annaspano in zona retrocessione.
«A Roma ero arrivato a gennaio, ho fatto 5 gol, poi ho pagato lo scotto di un infortunio. Dopo una rincorsa mozzafiato siamo stati a un passo dallo scucire il tricolore all’Inter. L’organico della Roma attuale è lo stesso, più Adriano, Borriello e Simplicio. La gente dimentica che anche la scorsa stagione la squadra ci mise un po’ a carburare, ma quando darà gas al motore, tornerà tra le prime».
In estate disse: “Non ho scelto il Genoa per soldi”...
«Avessi pensato solo ai soldi, sarei andato in un campionato meno competitivo e non mi sarei certo rimesso in gioco in una piazza come questa. Invece sogno di rivincere la classifica cannonieri, di portare in alto il Genoa e di lottare per un piazzamento di prestigio, magari riuscire a fare anche meglio di qualche club con un budget superiore al nostro».
Come calciatore e poi come uomo qual è il bilancio del suo percorso?
«Ho giocato e vinto un Mondiale da protagonista, di più non avrei potuto chiedere. Pur essendo arrivato tardi alla ribalta sono soddisfatto di me. La crescita del calciatore non è svincolata da quella dell’uomo, credo nei valori semplici, la felicità che trovi solo nelle piccole cose, negli amici, la famiglia, la fidanzata, l’amore, i rapporti umani veri e sinceri».
Ci sono dei progetti solidali che le stanno a cuore e che sta portando avanti?
«Preferisco i fatti alle parole. Comprendo che dare esempi positivi sia importante sul piano della comunicazione, specie quando sei un personaggio che vive costantemente sotto i riflettori, ma ho scelto di tenere questo profilo, senza cedere mai a gesti eclatanti o all’enfasi».
Qual è il suo rapporto con la fede? Trova giusto che scatti la squalifica per la bestemmia in campo?
«Sono cattolico, con un concetto ampio di fede. I comportamenti sono fondamentali. Sbagliare capita a tutti, ma gli errori servono per imparare e per fermarsi un attimo a guardarsi dentro. Non ho l’abitudine di bestemmiare, che senso ha? Quindi, per chi bestemmia, la squalifica ci sta tutta».
Si è posto un limite sul quando smettere di giocare?
«Voglio dare qualche altra “zuccata” in area, almeno per altri due o tre anni. Quando il fisico suggerirà che è il momento, dirò basta e penserò ad altro. Non sarà facile il distacco, ma ho un sacco di interessi e avrò più tempo per coltivarli. Andrò a vivere a Modena, poco fuori dalla città. Dopo una vita “nomade”, sento il bisogno di mettere radici».
Un futuro nel calcio?
«Vediamo, mai dire mai».
Mi permetta di essere indiscreto: si è sposato pure Cassano, lei cosa aspetta con la bella Marta?
«Sono situazioni private che preferisco non mettere in piazza. Sta crescendo la voglia di avere un figlio. Diventare papà sarebbe meraviglioso, è un’esperienza che voglio vivere».