Riccardo Viola: "Mi sorprendo sempre dell'attaccamento verso mio padre a distanza di tanti anni"

19.01.2013 18:46 di  Yuri Dell'Aquila   vedi letture
Fonte: Centro Suono Sport
Riccardo Viola: "Mi sorprendo sempre dell'attaccamento verso mio padre a distanza di tanti anni"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico Gaetano

Nel giorno dell'anniversario della scomparsa del presidente Dino Viola, sulle frequenze di Centro Suono Sport è intervenuto il figlio Riccardo, per rivivere alcuni dei momenti più significativi della Roma degli anni '80:

Dino Viola un presidente indimenticato...
"Mi sorprendo sempre di come la gente sia attaccata a mio padre anche a distanza di 22 anni dalla sua scomparsa. Mi impressionano gli aneddoti che spesso la persone mi raccontano su fatti risalenti agli anni Ottanta, ricordando dei particolari come se fossero accaduti pochi giorni fa".

Viola ha voluto dimostrare che si poteva vincere anche a Roma..
"Con mio padre la "Rometta"  è stata sdoganata diventando una grande Roma. Nonostante tutto, è stato un decennio di vittorie, con numerose Coppe Italia vinte in tutta l'era di mio padre. Abbiamo dato vita ad una certa continuità che, tolta la parentesi
Ciarrapico, è continuata anche con Franco Sensi".

"La Roma non ha mai pianto e mai piangerà, perchè piange il debole, i forti non piangono mai". Questa frase passò alla storia..
"La filosofia di mio padre era che non si poteva godere di una vittoria per pensare subito alla sfida seguente e non ci si doveva poggiare sugli allori nei momenti di gloria. Per undici anni ha fatto il presidente a tempo pieno dedicandosi solo ed esclusivamente a questo".



La forza è anche passione, suo padre era prima di tutto tifoso della Roma..
"Mio padre non era di Roma ma arrivò nella capitale da giovane diventandone subito grande tifoso, frequentando molto il quartiere di Testaccio. Vi racconto un aneddoto: da ragazzo è stato calciatore facendo anche un provino con la Lazio, andò bene ma lui in virtù della sua passione per la Roma rifiutò il tesseramento. Mio padre prese la Roma nella stagione '79/'80 quando rischiava la retrocessione. Il suo primo acquisto fu Liedholm, poi costruì la squadra poco per volta proprio intorno a lui..".

Totti nasce nella gestione Dino Viola, vivendo i primi passi nella società giallorossa, proprio negli ultimi anni della sua gestione..
"Questo è vero ma, senza voler togliere nulla ai grandi campioni che ci sono stati con mio padre, in quel periodo è mancato proprio un giocatore simbolo come Totti".

Questa nuova proprietà ha un occhio di riguardo più per fattori economici. Lei che idea si è fatto di Pallotta & co.?..
"Da una parte ho sempre difeso tutte le gestioni di tutte le società ma dall'altra non conoscendo la situazione interna evito di dare giudizi. Posso solo dire che la Roma è stata la prima società che ha lanciato il marchio (il lupetto ndr.). La Roma, con mio padre, è stata la prima a parlare di stadio di proprietà, la prima a portare un allenatore straniero ed ora la prima squadra con una società straniera. Abbiamo avuto sempre presidenti padroni-tifosi, quindi non è facile passare ad una realtà diversa come la cordtata americana. Dobbiamo abituarci tutti a questo".

Lei come aiuterebbe la Roma per risalire la vetta?
"Credo che una società per fare il salto di qualità debba partire da un punto fermo che sarebbe l'allenatore. Lo scorso anno ho creduto nel progetto Luis Enrique e non ho condiviso la chiusura di quel rapporto. Stesso discorso lo faccio quest'anno, la scelta di Zeman qundi va condivisa e difesa. Mi danno molto fastidio tutte le illazioni che, dopo ogni sconfitta, untualmente escono sui giornali".

La Roma ha sempre avuto un ruolo importante nella lotta al potere. Una lotta che ancora adesso sta affrontando..
Nella lotta al potere bisogna essere forti perchè, scontrarsi con i poteri forti, significa  che si dovrà pagare inevitabilmente qualcosa. Ora però nel calcio si è aggiunto un altro problema serio che è quello del calcioscommesse. Ho il terrore che questa brutta piaga delle scommesse possa fare presa sulle debolezze dei calciatori che, nonostante tutto, rimangono sempre delle persone.