Petruzzi: "I romani vivono la Roma in maniera diversa, sanno cosa significa la maglia per i tifosi"

Petruzzi: "I romani vivono la Roma in maniera diversa, sanno cosa significa la maglia per i tifosi"
© foto di Vocegiallorossa.it
Ieri alle 15:05Altre notizie
di Luca d'Alessandro

Queste sono le parole di Fabio Petruzzi, ex difensore della Roma, al documentario Lazio vs Roma, la guerra eterna:
"Nasco romano, in quartiere dove si parlava solo ed esclusivamente di calcio. Sono sempre stato tifoso della Roma, fin da bambino. Mio zio mi portava allo stadio e mi sono innamorato di quei colori, vedere la Curva sud meravigliosa… Ho sempre pensato e sperato di realizzare il mio sogno di indossare la maglia della Roma e calcare quel campo meraviglioso con quella curva. Averla indossata per me è stato un sogno che si è realizzato. Quando sei tifoso di una squadra e hai amore per quella squadra la cosa più bella è indossare quella maglia, e io ho realizzato tutto questo".  

La maglia della Roma:
"I romani vivono la Roma in maniera diversa. Sanno cosa significa la maglia per il tifoso, sanno cosa vuol dire andare in campo e dare tutto per quella maglia. È chiaro che poi ci sono anche stranieri o altri giocatori che hanno dato tutto per la maglia. Penso però che quando sei nato in quella città e fai parte di un contesto dove è tutto uno, perché il tifo della Roma è una famiglia, lo vivi in modo diverso".

Un sogno realizzato:
"Da quando ero bambino ho sempre pensato che mettere quella maglia per me sarebbe stato entrare in campo ed essere uno di tutti quelli, di tutti quei tifosi che purtroppo non hanno realizzato il loro sogno. Giocare a calcio è il sogno di tanti bambini, ma pochi poi ce la fanno. Magari sono stato fortunato perché ho realizzato il sogno di giocare a calcio, che è stata la mia passione fin da bambino. Per di più farlo per la mia città e per i miei tifosi… Da subito sai che quando vai in campo tu sei stato più fortunato di tanti ma vivi la partita come se fossi in Curva sud". 

I ricordi da bambino:
"Sono nato con la Roma degli anni 80, sono cresciuto con Di Bartolomei come idolo numero 1. Da piccolo mi ricordo ancora che a mia madre chiesi per quale motivo non mi avesse chiamato Agostino, che per me era il mio idolo in senso assoluto. Capitano, persona splendida, poche parole ma solo fatti. Con Francesco (Totti, ndr) siamo cresciuti insieme, è stato il calciatore della Roma più forte di tutti i tempi, numero 1 assoluto. Naturalmente però Agostino è stata la Roma, anche se c'erano i vari Conti, Falcao e Pruzzo, tanti giocatori che a me facevano impazzire. Ho sempre avuto questa cosa per Agostino, perché magari non rubava l'occhio, sia in campo che fuori, però era un leader". 

Totti:
"Francesco l'ho visto crescere. Abitavo in centro, lui a San Giovanni. Quando non aveva la patente lo passavo a prendere a casa e lo portavo e riportavo da Trigoria. Stavamo sempre insieme, l'ho visto crescere. Ragazzo d'oro, veniva da una famiglia meravigliosa. Stavamo spesso insieme a cena e aver visto Francesco arrivare a quei livelli mi ha reso felice. So i sacrifici che hanno fatto, come tutti i genitori, però non è facile, perché Francesco aveva tante qualità, era un giocatore straordinario. Non è facile essere sulla bocca di tutti da giovanissimo in una città come Roma. Lui è stato bravo, seguito da una famiglia meravigliosa, a gestire tutto e a diventare il calciatore straordinario che è diventato, perché per me è uno dei 4/5 giocatori italiani più forti di sempre, ma è anche un ragazzo d'oro, umano e splendido. L'ho visto crescere da bambino e oggi è diventato un uomo, gli mando un grandissimo bacione. All'addio di Totti ho pianto come un bambino, perché vedere Francesco iniziare e finire la carriera… So quanto tiene alla Roma e quanto teneva a tutto. So quanto gli è costato dire addio al calcio e alla Roma". 

I capitani romani e romanisti:
"La Roma penso sia una delle pochissime squadre ad aver avuto tanti capitani romani, forti e tante bandiere. Conti, Giannini, Totti e poi De Rossi hanno fatto la storia della Roma, in epoche diverse e in cicli diversi. Penso che forse la Roma sia l'unica squadra ad aver avuto tante bandiere così, tanti capitani forti e tante leggende". 

Mihajlovic:
"Ho avuto la fortuna di conoscere Sinisa quando arrivò alla Roma il primo anno con Boskov. Era un ragazzo meraviglioso, giovane e pieno di sensibilità. Faceva ridere tutti perché era un po' un modello: veniva vestito sempre Versace e veniva preso un po' in giro da tutti noi. Era un ragazzo d'oro e ho avuto la fortuna di conoscerlo. Quando ho saputo della sua malattia mi è dispiaciuto tantissimo. Poi purtroppo la sua scomparsa… Ha fatto una famiglia meravigliosa e gli mando un grandissimo abbraccio. Se n'è andato troppo presto, una bella persona persa troppo presto". 

Il derby di Roma:
"Il derby è LA partita, quella che tutti aspettano. Non ci sono altre partite che ti danno un'emozione diversa. Quando vicini significa che sei stato più forte del tuo rivale cittadino. Quando batti i cugini la vittoria vale doppio: è vero che i punti sono sempre tre, ma ti da tanto a livello di testa e di morale. Se perdi è il contrario".