Paolo Condò sul libro di Totti: "Non volevamo fare un elenco di partite e di sassolini nella scarpa. Baldini? L'approccio è costruttivo"

26.09.2018 18:43 di Andrea Cioccio Twitter:    vedi letture
Paolo Condò sul libro di Totti: "Non volevamo fare un elenco di partite e di sassolini nella scarpa. Baldini? L'approccio è costruttivo"

Il giornalista Paolo Condò, a poche ore dal lancio dell biografia di Francesco Totti scritta a 4 mani con lui, ha rivelato altri aneddoti sul libro in un'intervista a Il Romanista. Eccone alcuni:

Vi conoscevate?
"Abbastanza poco. Ho seguito i suoi primi anni di Nazionale, ma dal 2002 in Gazzetta mi hanno cambiato incarico. Qualche trasferta della Roma. Mi arrivava la sua maglia a Natale, anche se non ci conoscevamo bene: lo prendevo come un segno di stima".

Come è iniziato il lavoro?
"Ho aspettato la fine delle sue lunghissime vacanze, del 2017. Dopo aver smesso, si è riposato forse per la prima volta. E poi doveva decidere che fare, per il post-carriera. O meglio, doveva definire i dettagli, perché mi sembrava abbastanza chiaro che il suo futuro sarebbe stato alla Roma anche da dirigente. A ottobre mi ha invitato a casa sua, c'era anche Ilary. E abbiamo trovato l'accordo molto facilmente, perché avevamo la stessa idea su cosa fare: un romanzo verità, elegante. Era la sua unica condizione, e io ero perfettamente d'accordo: non mi interessava scrivere un libro con ‘Spalletti mi ha fatto questo, Capello mi ha fatto quest'altro'. Sarebbe stato come fare un torto alla sua carriera. Non dovevamo fare un elenco di partite, o di sassolini nella scarpa. Certo, qualche polemica c'è, ma non era questa la finalità del libro. Volevamo volare più alto, raccontare una traiettoria umana e sportiva unica al mondo. Sapevamo tutti che accettare di rimanere tutta la carriera in un solo club non gli avrebbe fatto vincere quanto avrebbe potuto. Che poi Totti ne ha alzati di trofei, tra Mondiale, Scudetto, e Coppe varie, ma la sua scelta di fedeltà lo ha reso una leggenda anche all'estero. In Italia è difficile trovare eguali, mi viene in mente forse solo Antognoni a Firenze. O Gigi Riva a Cagliari, ma bisogna tornare parecchio indietro nel tempo".

Del rapporto con Spalletti se ne parla, però.
"Spalletti, dopo l'infortunio del 2006, passò varie sere con lui in clinica, per disegnare insieme la Roma dell'anno successivo. Parlavano di tutto, fino alle 3 di notte, non voleva che Francesco cadesse in depressione. Proprio per questo è rimasto molto sorpreso di quello che è successo dopo, vista l'intesa che aveva con lui anni prima".

Altri personaggi citati?
"C'è un capitolo su Cassano, è intitolato ‘Batman e Robin'. Francesco lo considera il più forte con cui ha mai giocato, anche se per lui ha espresso solamente il 30% del suo potenziale. E si raccontano i tentativi di Francesco di salvarlo da se stesso. Gli vuole bene, nonostante i contrasti passati, perché lo considera un puro. C'è un episodio che lo dimostra, dopo quella famosa sconfitta con la Sampdoria, che costò lo scudetto a Ranieri. Ma lo lascio a chi leggerà il libro..."

Qualche aneddoto che invece si può anticipare?
"La festa negli spogliatoi al Mondiale, dopo la vittoria nella semifinale con la Germania. Francesco si sdraia nella vasca d'acqua calda, per recuperare, e arriva Peruzzi, nudo, che per festeggiare tira nella vasca un lettino del massaggiatore. Che scena che dev'essere stata... avrei voluto essere una mosca, per stare in quello spogliatoio. Con Francesco che mi fa: ‘Per fortuna aveva una buona mira, altrimenti mi spaccava la testa'. Ma nel dubbio è uscito subito dall'acqua".

Si è raccontato volentieri?
"Francesco è sempre stato un campione molto riservato. Noi facevamo sempre le richieste di intervista, ma lui di solito parlava una volta l'anno. Ma un libro e un'intervista sono profondamente diversi. Se parli così poco, è inevitabile per il giornalista concentrarsi sull'attualità, gli altri temi puoi a malapena accennarli. Più di 150 righe, di 50 domande, non puoi farle. Anzi, magari ad arrivarci, a 50 domande. Qui invece avevo 70 ore di registrazioni da sbobinare. E spesso le divagazioni erano più interessanti delle risposte vere e proprie".

Il rammarico di Francesco, non poter girare per Roma.
"Ha raccontato anche da Fabio Fazio, pochi giorni fa, che una volta, dopo lo scudetto, si era radunata una tale folla sotto un ristorante di Testaccio, che dovette scavalcare un muro, e uscire di nascosto dal giardino di un convento. E che sentendo dei rumori accorse un frate, che lo riconobbe, e gli chiese una foto. Anche se per me era un autografo: nel 2001 non c'erano i cellulari di oggi, mi sembra difficile che un frate girasse con la macchinetta fotografica. E soprattutto, ha detto che c'erano 2.000 persone sotto, ma non che lui si era affacciato poco prima: era per questo che si era sparsa la voce".

Cosa farà Totti da grande?
"Totti può fare tutto. Anche se una figura del genere non è facile da maneggiare per nessuno. Per me non ha ancora preso una decisione definitiva, sta ancora studiando. Monchi di questi tempi non mi sembra molto popolare a Roma, ma mi ha raccontato che gli sta insegnando tanto. Anche se Totti è convinto di poter dare una mano. Che per lui sarebbe più facile riconoscere un talento. Come Kluivert, di cui mi parlava durante l'anno, quando la trattativa era ancora in alto mare, e lui aveva chiamato il padre, che conosceva, per spingerlo verso Roma. Lui lo pensa, e io l'ho messo nell'ultima pagina del libro: ‘il talento parla al talento'".

Questo il suo intervento a Sky Sport:

«Ho sentito che si parla di queste dimissioni di Baldini, perché ufficialmente il club non ha ricevuto nulla. Posso dire che Baldini ha letto un passaggio relativo a un colloquio a Londra, dopo che Totti si era ritirato, tra Totti stesso, Pallotta e lui, ed era presente anche Ilary. In questo passaggio Totti racconta che Baldini gli ha detto che è stato lui il dirigente che ha insistito perché si ritirasse al termine della stagione 2016/2017. Come potranno leggere tutti da domani, l’approccio di Totti è costruttivo nei confronti di Baldini. Quando Totti dice a Baldini e a Pallotta "Vorrei fare il vicepresidente", Baldini supera il concetto di vicepresidente e dice "Tu sei Totti, sarai sempre l’uomo più importante di tutti all’interno della Roma. È ora che cominci a renderti utile in altro modo", riconoscendo a Totti il suo ruolo. Ho sentito di queste dimissioni: se saranno confermate, sono valutazioni di Baldini. Il concetto con cui Totti conclude quel capitolo è un concetto di apertura, non di chiusura».

Copertina del libro Un Capitano di Francesco Totti