Lazio, Sarri: "Il ciclo lungo in Italia è difficile, solo Gasperini è riuscito a sconfiggerlo"

Maurizio Sarri, nuovo tecnico della Lazio, ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport. Ecco uno stralcio delle sue parole:
In Italia ci si preoccupa della mancanza di talento.
«La verità è che non c'è più una grande connessione fra il movimento dei club e il movimento della Nazionale, lo penso da diversi anni. Non so quanti saranno i giocatori italiani elegibili per la Nazionale in Serie A, ma penso non più del 15-20%. Questo succede anche in altri campionati. Noi a livello di club negli ultimi anni abbiamo fatto bene: nel ranking UEFA un secondo posto due anni fa e un terzo posto quest'anno. Niente lascerebbe far pensare a una Nazionale che sta fuori per dodici anni dai Mondiali. Però purtroppo penso che questa forbice fra i club e le nazionali si stia allargando».
Le ha dato più soddisfazione il percorso che o i trofei vinti?
«Il percorso sicuramente mi ha dato soddisfazione, anche perché in tutti questi anni mi sono anche divertito e questo è impagabile, penso. I tre anni al Napoli mi hanno dato più soddisfazione dei trofei vinti perché in Italia abbiamo questa esaltazione della vittoria, del trofeo. Ci sono squadre che hanno fatto una brutta stagione, ma hanno vinto una "coppettina" e allora si dice che hanno fatto bene. Questo non mi dà gusto. Nella storia del calcio ci sono dei momenti in cui si ricordano squadre che non hanno vinto. Se ti dico anni '70 tu mi rispondi Olanda. Non ha vinto niente. Quando chiedevo del grande Napoli, loro mi parlavano sì di Maradona, ma se si parlava di squadra mi dicevano il grande Napoli di Vinicio, che non ha vinto niente. Non sono d'accordo con l'esaltazione della vittoria, ci sono cose che si ricordano molto di più».
Questa è stata l’estate dei valzer delle panchine.
«Non è che sia un gran segnale. Vuol dire che a tanti allenatori è concesso poco tempo. Una volta Klopp disse: "Chi giudica un allenatore dopo un solo anni di lavoro non capisce niente di calcio". Qui si giudica dopo tre partite. Il ciclo lungo in Italia è sempre stato difficile, è riuscito a sconfiggerlo solo Gasperini. Però solo in un ciclo lungo tiri fuori veramente un modo di fare calcio. L'Atalanta è un esempio di come ormai una città intera viva di quella mentalità. Questo in Italia purtroppo è difficile, ma sono le storie più belle di calcio. Il Manchester United con Sir Alex Ferguson, il Liverpool con Klopp, il City con Guardiola… Sono quegli allenatori che poi hanno inciso non solamente nel modo di fare calcio, ma nel modo di pensare di un intero ambiente e di un'intera tifoseria che probabilmente innescano poi cose più importanti. In Italia è tutto più difficile».
Cosa le piace e la colpisce di più di un allenatore?
«Quest’anno il coraggio di Luis Enrique, mi è rimasto veramente nell'anima. Un allenatore che ha il coraggio di far fuori le più grandi star mondiali, prendere giocatori classe 2005 e poi andare a vincere... È un qualcosa di meraviglioso. In un'intervista di un anno fa dopo la cessione di Mbappé disse: "Noi il prossimo anno senza Mbappé giocheremo anche meglio". È stato preso per pazzo, ma alla fine aveva ragione lui».
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