Canovi: "Normale un periodo di assestamento dopo le partenze dei big. I prossimi 10 giorni saranno determinanti per Di Francesco. Ecco cosa mi hanno detto su Schick..."

24.09.2018 17:40 di  Simone Ducci  Twitter:    vedi letture
Canovi: "Normale un periodo di assestamento dopo le partenze dei big. I prossimi 10 giorni saranno determinanti per Di Francesco. Ecco cosa mi hanno detto su Schick..."
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

Calciomercato.it ha intervistato il noto procuratore Dario Canovi, il quale ha parlato a 360° della situazione in casa Roma.

 "Quella di ieri è stata una brutta partita per la Roma, ma d'altronde quanto successo non era certo imprevedibile. Quando cambi tanti giocatori in estate e vanno via calciatori che rappresentavano l'ossatura della squadra, come Alisson, Nainggolan e Strootman, è normale un periodo di assestamento. Certo, magari non ci si aspettava che fosse così negativo. Anche un allenatore preparato come Di Francesco ha bisogno di tempo per riuscire a trovare il bandolo della matassa, cosa che non è semplicissima. Quando le cose non vanno bene, in Italia, la colpa è sempre dell'allenatore. Anche perché è più facile dare la colpa solo a uno. Al massimo, secondo me, può essere un co-responsabile. Il calciomercato estivo giallorosso? La squadra è cambiata tanto in estate, se poi questo sia avvenuto per motivi economici bisognerebbe chiederlo ai dirigenti. Ritengo che l'anno scorso la Roma avesse uno dei centrocampi più forti in Europa e ne sono stati tolti due interpreti, anzi tre con Gonalons. La Roma ha modificato tanto e, ripeto, è normale ci sia bisogno di un periodo di assestamento. A Roma, dove il calcio è vissuto con grande passione, un momento così non passa certo inosservato. Bisognerebbe, però, dare più fiducia ad un allenatore che l'anno scorso ha portato in maniera imprevedibile la squadra in semifinale di Champions League. Non è un caso se Alisson, Nainggolan e Strootman sono andati in club importanti. Diamo tempo al tempo. Ciò che mi ha sorpreso è vedere lo sconcerto nelle parole e nell'espressione di Di Francesco, mi sembrava che non capisse neanche lui questo momento. Io credo che questo momento sia dovuto molto alla gioventù di molti interpreti di questa Roma. Ho sentito dire che il calciomercato è stato sbagliato, ma ritengo sia presto per dirlo. Io non so se sia stato sbagliato o meno, ma credo che i giudizi vadano dati sempre alla fine del campionato e non dopo 5-6 giornate. L'anno scorso, a inizio campionato, Ünder era considerato un oggetto misterioso poi hanno scoperto tutti che in realtà è un ottimo giocatore. Diamo tempo ai giocatori di abituarsi e all'allenatore di comprenderli e amalgamarli. Non è facile amalgamare una squadra dopo la partenza di 3 giocatori. Alisson, poi, non era solo un grande portiere ma anche il libero della squadra. Io ho visto poche volte giocare un portiere all'unisono con la difesa come lui, lui è un portiere che partecipa al gioco della squadra. Per questo è stata una partenza importante e non è un caso che la difesa abbia traballato in questo avvio di campionato. Il futuro di Di Francesco? I prossimi 10 giorni, in un senso o nell'altro, saranno determinanti, tra Frosinone, derby e Champions League. Dovessero andare bene queste tre partite parleremmo di nuovo di Di Francesco come lo scopritore del calcio. In questo si esagera sia in senso positivo che in senso negativo. L'anno scorso sembrava che in semifinale di Champions League ci fosse arrivato da solo, ma nel calcio c'è un allenatore e si gioca in undici. Meriti e responsabilità vanno divisi quindi almeno per dodici, ma direi anche in più parti. Non mi piace partecipare al toto-nomi per il dopo Di Francesco, credo che per la Roma sarebbe un grosso errore cambiare ora. La lontananze della società? Qualche giorno fa ho partecipato al funerale di Maria Sensi e Rosella mi ha fatto un grande complimento, che mi ha commosso e anche un po' spaventato (ride, n.d.r.), dicendomi che io ero l'espressione di un calcio diverso. Ecco, i presidenti, quando io ho iniziato, erano presidente tifosi che spesso dimenticavano di essere imprenditori. Ora chi c'è di presidente tifoso? Nella maggior parte dei casi, ora, sono spariti i presidenti-tifosi e sono arrivati presidenti che non hanno un interesse emozionale, ma economico. Non si può chiedere loro di investire denaro senza avere un ritorno. Io non penso che Pallotta da Boston tifasse per la Roma, se è arrivato nella Capitale è perché ha pensato di fare business. Magari ora sarà anche un tifoso della Roma, ma lo è diventato a posteriori. I tifosi pensano che il presidente debba essere come loro, purtroppo non è così. Dico purtroppo, perché a me il calcio piaceva più prima. Schick? Quando giochi 10 minuti a partita è dura dimostrare di essere un giocatore importante. Io non ho interesse personale sulla vicenda, lui non è un mio assistito, ma a me, personalmente, piacerebbe vederlo di più. Contro il Real Madrid è stato criticato, ma è entrato quando la partita era già compromessa. Cosa si può pretendere che un calciatore ribalti da solo una partita? Non mi permetto di dire che Di Francesco ha torto a non farlo giocare, ma fino ad ora Schick non ha avuto modo di dimostrare di non essere quello dell'anno scorso, quando non aveva fatto preparazione e ha avuto poi anche tanti infortuni. Mi auguro abbia la possibilità di dimostrare di essere un giocatore importante. Vi svelo una cosa: un tecnico importante che non nominerò, vedendo la Roma, mi ha detto che l'unico calciatore della Roma attuale che potrebbe finire in una big europea è proprio Schick".