Borriello: "Quando la Roma passò agli americani divenni un problema. Vorrei trasmettere agli altri il mio bagaglio tecnico"

28.12.2018 17:00 di Simone Ducci Twitter:    vedi letture
Borriello: "Quando la Roma passò agli americani divenni un problema. Vorrei trasmettere agli altri il mio bagaglio tecnico"
Vocegiallorossa.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L'ex attaccante giallorosso, ora all'UD Ibiza, Marco Borriello ha parlato al programma su Sky Sport I Signori del Calcio. Il centravanti ha raccontato le sue esperienze al Milan e alla Roma, chiudendo poi su un possibile futuro da dirigente.


"Sono stato di proprietà del Milan dai 14 ai 28 anni. Ho fatto parte del Milan delle tre finali di Champions League. Ero però, all’epoca, la quarta o la quinta punta. Il Milan vedeva il mio potenziale. Ovviamente però non c’era spazio per poter giocare poiché c’erano Shevchenko, Rivaldo, Rui Costa, Tomasson. Poi sono arrivati anche Kaká e Ronaldo. Quindi, stufo di stare in panchina, sono andato a giocare in squadre che potessero darmi l’opportunità di mettermi in mostra. L’anno in cui sono andato al Genoa, il Milan aveva venduto la mia metà, perciò sono andato lì in comproprietà per la prima volta, da quando avevo iniziato. Feci 19 gol stagionali e a fine stagione il Milan ricomprò la meta dal Genoa per ben 10 milioni. Tornato di nuovo al Milan, ci fu la stagione con Leonardo che giocai titolare facendo 15 gol. Poi mi comprò la Roma. Il primo anno con la Roma gioco con la proprietà in mano alla famiglia Sensi. Ma durante il mio periodo lì avviene la cessione agli americani, che volevano giocatori differenti, facendo il loro mercato. Quindi io ero un problema, perché non ero nel progetto tecnico e con lo stipendio che avevo non mi poteva comprare nessuno. Mi toccava cambiare squadra ogni anno. Conosco città, ho girato l’Italia in lungo e largo. Ho avuto tantissimi allenatori, anche tra i più forti: Lippi, Prandelli, Ancellotti, Allegri, Conte. Ho visto e assimilato tantissimi metodi di allenamento. Questo bagaglio personale me lo porto con me e vorrei trasmetterlo, magari ottenendo la possibilità di gestire la parte tecnica. Io vorrei comunque fare del calcio da grande. Non da allenatore perché non credo che riuscirei a farcela ancora ad affrontare ritiri, orari e regole per altri 30 anni. Mi piacerebbe però dirigere dall’alto, portando la mia ampia esperienza. Quindi aspetterò qualcuno che mi dia l’opportunità di farlo".