#MourinhoOut? No, ma deve far rendere al meglio una Roma che ancora non ha capito

29.09.2023 13:05 di  Luca d'Alessandro  Twitter:    vedi letture
Fonte: Il podcast di Luca d'Alessandro
#MourinhoOut? No, ma deve far rendere al meglio una Roma che ancora non ha capito
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Genoa-Roma finisce 4-1, con il club che rimane a 5 punti in classifica dopo 6 giornate e la squadra chiamata a raccolta sotto lo spicchio dei tifosi al grido di "tirate fuori le palle". Le stesse, che avevano portato una squadra non eccelsa a vincere Conference League e ad arrivare in finale di Europa League. Quelle dei famosi "bad boys" Mourinho style, rissosi (nell'eccezione positiva in campo) e sempre pronti a non arrendersi mai. Adesso invece sono tornati a fare i bravi ragazzi, come se l'acquisto di Lukaku o i traguardi raggiunti fungessero da inerzia per ottenere vittorie in Serie A. 

Ci sono frasi che sono già storia di questo campionato romanista: "anche se dovesse arrivare Mbappé siamo in ritardo", "la Roma è da quinto/ottavo posto", "torneremo a non prendere gol", "la classifica adesso non è vera". Parole e musica di José Mourinho, apparso più che soft che mai fin dalla prima conferenza stampa, con poco spirito battagliero. 

A Roma resta comunque un totem, perché se questo inizio di campionato lo avesse fatto la Juventus, l'hashtag #Allegriout impazzirebbe su X (il nuovo nome di Twitter). 

Forse è proprio questo il problema di questa Roma, l'aver perso il proprio condottiero che ancora deve riuscire a capire come giocare con questa nuova squadra. Il paradosso è che fino agli ultimi giorni di mercato, quelli che hanno portato Lukaku, Paredes, Renato Sanches (tutti e tre titolari in questa Roma, al netto degli infortuni), la forza dei giallorossi era quella che rispetto ai competitor aveva mantenuto, Ibanez a parte (che puntualmente viene preso a esempio da Mou a fare da specchietto per le allodole) e Matic, quel gruppo di cui tanto si era parlato bene. 

Sembrano passati anni luce da quel discorso al termine di Siviglia-Roma. Mourinho è rimasto per la parola data ai calciatori, rifiutando offerte arabe in estate. Adesso è il momento di ritrovarsi: calciatori e tecnico, ripartendo dall'unica medicina che il calcio prescrive ai malati: i tre punti.