La maledizione del 63: cambiano allenatori, giocatori e dirigenti, ma il risultato finale è sempre lo stesso

28.05.2024 08:20 di  Marco Campanella   vedi letture
Fonte: Il podcast di Marco Campanella
La maledizione del 63: cambiano allenatori, giocatori e dirigenti, ma il risultato finale è sempre lo stesso
© foto di Emiliano Tomasini

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Un'altra altalenante stagione è giunta al termine. Anche quest'anno la Roma non ha centrato l'obiettivo della qualificazione in Champions League, piazzandosi al sesto posto a quota 63 punti e ciò sta diventando una vera e propria costante di questa epoca storica giallorossa. Riavvolgiamo il nastro.

Partendo dalla stagione 2020/2021 fino ai giorni nostri, possiamo notare che questa esatta cifra si ripresenti inesorabilmente ogni anno nel mese di maggio. La prima stagione che abbiamo preso in esame termina con 63 punti (diventati 62 a causa di una penalizzazione), un settimo posto -conquistato grazie a una differenza reti migliore del Sassuolo - e con la zona Champions League distante addirittura 16 lunghezze. L'anno dopo, nonostante l'arrivo di José Mourinho incaricato di risollevare le sorti della squadra, non si va oltre il sesto posto a quota 63 punti (-7 dal quarto), anche se la vittoria della Conference League ha cambiato la percezione di quella stagione. Nella 22/23, con l'arrivo di Paulo Dybala e l'entusiasmo del trofeo appena alzato, l'obiettivo è più che mai il quarto posto eppure rieccoci al nastro di partenza: un'altra volta sesti (grazie anche alla penalizzazione della Juventus) e un'altra volta con 63 punti e di nuovo a 7 distanze dal ritornare nell'Europa che conta. Va detto, che il cammino fino alla finale di Europa League ha portato via tante energie e José Mourinho scelse - come avvenuto per la Conference - di mettere leggermente da parte il campionato. Per centrare l'obiettivo Champions League, in estate è arrivato anche Romelu Lukaku eppure le cose sembravano andar peggio fino a gennaio: nona posizione, un cammino europeo più complicato del solito e l'eliminazione in Coppa Italia per mano della Lazio. Ciò ha portato Mourinho all'esonero e ha costretto Daniele De Rossi alla sfrenata rincorsa che sembrava per un po' quasi alla portata. Alla fine, i tanti e difficili impegni tra Europa League e scontri diretti hanno costretto nuovamente la Roma a fermarsi al sesto posto ancora una volta a 63 punti. 

Ovviamente, quest'ultima stagione per come è finita ha dato una percezione della Roma più vicina alla zona Champions League, ma - senza nulla togliere al buon cammino di De Rossi - ciò deriva dal fatto che nella prossima edizione della coppa dalle grandi orecchie la Serie A avrà 5 squadre qualificate (senza considerare il remoto caso di qualificazione tramite il sesto posto grazie a incastri e favori delle altre rivali che hanno reso l'obiettivo più vicino fino all'ultima giornata di Serie A). Analizzando i numeri, questa stagione perde un po' di romanticismo: sempre le solite 18 vittorie, 9 pareggi e 11 sconfitte, una differenza reti compresa tra il +10 e il +20 e 6 punti di distanza dal quarto posto (5 dal quinto). Praticamente, sono quattro anni che il tifoso romaniste vive più o meno la stessa stagione. Eppure sono cambiate tante cose: 3 allenatori, tantissimi giocatori e dirigenti, ma il risultato è sempre quello. L'unica cosa a non essere cambiata è la Presidenza Friedkin, oltre al costoso monte ingaggi dato che la Roma è sempre stata tra le primissime del nostro campionato per stipendi a bilancio. Nuovamente ci troviamo di fronte all'obbligo di un cambio di rotta, per rompere questo loop infinito di sesti/settimi posti.