Perotti: "Al Bernabeu servono 2 gol ma senza lasciare spazi"
Queste le dichiarazioni di Diego Perotti rilasciate a Goal.com, alla vigilia della gara di ritorno degli ottavi di Champions contro il Real Madrid: "Quel goal di Jesè non ci voleva proprio".
È passato un anno e mezzo dalla tua separazione col Siviglia. Come è stato separarsi dal Siviglia e andare al Boca?
"La separazione dal Siviglia non è stata come me la sarei aspettata dopo sei anni nel club. Ricordo che ho avuto alcuni infortuni, ma anche che ho potuto giocare e segnare in molte partite importanti col Siviglia. Arrivata l'estate, ho avuto la possibilità di andare in prestito al Boca Juniors. Mi sentivo pronto a giocare, ma dopo qualche test mi hanno detto che era meglio far passare un po' di tempo visto un recente infortunio. Sono stato fermo più di due settimane. Al rientro ho giocato mezz'ora in due partite: la prima l'ho cominciata in panchina, e alla seconda mi sono infortunato. Due infortuni di seguito è il peggio che può capitarti, se sei in prestito e hai poco margine di tempo per recuperare, perchè quando recuperi, hai già perso troppo tempo, trattandosi di un prestito. Sono rimasto con questo rimpianto, perché era il Boca e perché era il mio paese, e perché non fu un ritorno come lo avevo immaginato. Mi piacerebbe tornare e riscattarmi, prima o poi, al Boca... Sempre se mi vogliono!”.
Poi è arrivato il trasferimento in Serie A...
“Quando ero al Boca si è presentata la possibilità di giocare per il Genoa, e non ci ho pensato troppo. Dopo così tanto tempo non al mio livello, per la mia voglia di giocare in Europa - e in Serie A - era un'opportunità che non potevo rifiutare. E fortunatamente è andata molto bene, siamo arrivati sesti la scorsa stagione, siamo arrivati in Europa - dove poi non abbiamo giocato per motivi finanziari - e da lì si è parlato molto di un mio passaggio in club importanti già in estate, e mi sembrava incredibile. Ero tornato a sentirmi un calciatore dopo un brutto periodo, mi sentivo in piena forma, e grandi club erano interessati a me. Alla fine, però, non si arrivò ad una proposta su cui mettere la firma. Poi, passato l'inverno, mi ha preso la Roma, e ho potuto finalmente trasferirmi in un club storico”.
Tanti grandi club ti hanno seguito in estate: Milan, Napoli ed Inter...
“Sì, sono quelle le proposte che ho ascoltato. L'Inter arrivò a chiamarmi attraverso Roberto Mancini, mi disse che erano molto interessati a me, che gli piacevo, e che - però - stavano aspettando una cessione per avere i soldi per finalizzare l'operazione. È successo durante la preparazione con il Genoa, in estate, però a dire il vero non ho più avuto notizie da loro. È finito tutto lì”.
Diego, domenica 31 gennaio hai giocato con la maglia del Genoa, e il martedì successivo, il 2 febbraio, con quella della Roma. Come è stata questa operazione-lampo? Come hai fatto ad adattarti in così poco tempo?
“È stato così, come hai detto. Finito di giocare contro la Fiorentina, e appena finita la doccia il club mi ha detto di sbrigarmi e di andare nella Capitale per firmare il trasferimento. Così mi sono cambiato, ho chiamato mia moglie per raggiungermi e per dirle di portarmi qualcosa da mettermi, perchè avevo addosso la roba ufficiale del Genoa. E da lì mi sono cambiato nel bagno dell'aeroporto. Sono arrivato a Roma nella tarda notte di domenica, ho passato le visite mediche, il giorno seguente mi sono allenato e il martedì ho giocato. Per di più, ho giocato titolare, ed è andata molto bene. Abbiamo vinto due a zero, ho giocato tutta la partita, ho fatto un assist e ho giocato bene, o almeno credo… La verità è che questo inizio, così buono, è stata la chiave per adattarmi in fretta alla squadra”.
La Roma è una squadra con parecchia tradizione, con giocatori leggendari come Totti e De Rossi, qual è stata la tua impressione iniziale? Cosa ti ha più colpito in queste prime settimane?
“Beh, può sembrare un cliché, però sono rimasto molto sorpreso quando ho cominciato ad allenarmi con una leggenda come Totti. Ci si rende conto subito perché è nel calcio da così tanto tempo, e perché è in grado di fare le cose che fa in campo. Lui è un idolo della squadra e della città. Ed è tutto meritato. Mi ha sorpreso anche Mohamed Salah, con la palla è velocissimo. È incredibile. Con quella rapidità ho visto correre soltanto lui e Jesus Navas”.
A margine della gara col Real Madrid è esploso il 'caso Totti': come ha reagito lo spogliatoio?
“Assolutamente non ha condizionato le dinamiche del gruppo. È stato tutto amplificato dai media, però è normale in un club come la Roma e se di mezzo c'è un giocatore come Totti. Non è stata poi una cosa così grande”.
Tornando al tuo adattamento, Spalletti ti schiera da 'falso nueve': come ti trovi in questa posizione?
“Avevo già giocato diverse partite in quella posizione con il Genoa, e non ho alcun problema, anche se la mia posizione è quella di laterale mancino, è da lì che mi piace partire. Ma l'allenatore me lo aveva preannunciato che sarebbe stata quella la mia posizione, perchè avevamo anche Dzeko infortunato. Non ho alcun problema a giocare lì, davvero. Sono molto contento”.
In campo sembri realmente integrato, influisci molto sul gioco della Roma, e i tuoi compagni ti cercano continuamente...
“Può essere vero, sì. Anch'io ho la sensazione di essermi integrato bene. Il fatto è che tendo ad assumermi le mie responsabilità e a non nascondermi, provo sempre a giocare con personalità, e penso che riesco a trasmetterlo a chi ho intorno. Se fossi in una squadra titubante, sarebbe diverso. Inoltre, l'allenatore mi lascia giocare e mi permette di guidare la squadra a piccoli tocchi. Se quel giorno al debutto non avessimo vinto col Sassuolo – che ha sbagliato un rigore all'88' sul risultato di 1 a 0 – o se contro la Sampdoria non avessi segnato, magari a quest'ora stavamo parlando di tutt'altro processo di integrazione ”.
Diego, venite da una buona serie di vittorie, però lo 0-2 all'andata peserà molto contro il Real. Come affronterete questa partita? L'esempio da seguire è lo Schalke 04, che lo scorso anno stava per eliminare il Real dopo uno 0 a 2...
“Sì. Sarà una partita difficile, soprattutto per il risultato che ci portiamo dall'andata. Stavamo giocando bene, stavamo controllando, però Cristiano ha spezzato la gara con una grande giocata. Credo che l'abbia toccata Florenzi: avrei voluto vedere dove sarebbe finita se non avesse deviato il pallone di quel poco. Però dai, sono cose che capitano: il Real ha molti ottimi giocatori, e Cristiano da un momento all'altro può segnarti in qualsiasi modo. Quello che mi ha dato più fastidio è stato lo 0-2 di Jesé, perchè è arrivato nel finale di partita e perchè è nato da un'azione in cui avremmo potuto fare di più, oltre ad averci complicato di molto la gara di ritorno. Con un 1 a 0 la gara di Madrid sarebbe stata tutta da decidere, il 2 a 0 rende tutto molto più difficile per noi”.
Il Real Madrid ha detto addio alla Liga, e gioca ormai solo per la Champions League. È un buon momento per affrontarli, perché segnare un goal potrebbe suscitare il nervosismo del Bernabeu, o - al contrario - è il momento peggiore, perchè si giocano tutto in una partita?
"È un'arma a doppio taglio. Certo che se dovessimo segnare un goal, potrebbero innervosirsi e il Bernabeu cominciare ad indispettirsi. Però può anche capitare che diano tutto, e che riescano a farci quattro o cinque goal. Perché può capitare”.
Incontri il Real Madrid dopo molto tempo. Ti sei misurato coi 'Blancos' con Mourinho in panchina, con Ancelotti, e ora anche con Zidane. Come credi che vada ora? Credi che siano più fragili, rispetto a quando li hai incontrati in passato?
“Quello che dico sempre è che il Real Madrid è molto difficile da affrontare. Ho giocato sei volte contro di loro, quando ero al Siviglia, solo una volta ho vinto stando in campo, e mai sono riuscito a segnare. Può darsi che stai facendo una partita perfetta, in totale controllo, e - guardando il tabellone - ti accorgi di essere sotto di uno a zero in qualche modo. Senza andare lontano, è ciò che è successo a Roma l'altro giorno. Puoi fare bene o male, e loro possono essere in buona o in cattiva forma, però - succede quel che succede - il Real Madrid vince quasi sempre. Questa è la sua grande virtù. È una grande squadra, e inoltre hanno un grande campione, un vincente”.
Credo ti riferisca a Cristiano Ronaldo. Lo hai visto giocare anche a Siviglia, segnare triplette e poker, e anche contro la Roma ha segnato un bellissimo goal. Però ora è più in discussione che mai, addirittura fischiato, sabato, prima di segnare quattro goal...
“Non ho intenzione di entrare nel merito di come stia o non stia, o di ciò che è stato detto dopo il derby, però c'è un fatto che lo descrive: l'altro giorno in conferenza stampa, a Roma, quando gli hanno chiesto qualcosa di stupido, lui ha risposto 'chi ha segnato più goal fuori casa di me?', e nessuno ha potuto rispondere. Perché non c'è nessuno come lui. È un giocatore di classe mondiale, e in qualunque momento può fare quello che ha fatto a noi a Roma. Dal nulla può segnare il goal che decide una partita. Questo è Cristiano Ronaldo”.
Sembra che Bale possa recuperare per la partita contro la Roma. Come cambiano i vostri piani?
“Così sembra. Bale è un altro giocatore che sa fare la differenza. Con lui, il Real avrà più velocità per attaccare gli spazi. Noi non abbiamo nulla da perdere, dobbiamo segnare un goal nei primi cinque minuti, in modo da provocare qualche mugugno sugli spalti”.
Parliamo di Zidane, Ronaldo, Bale… però meno male che ti hanno tolto Casillas di mezzo…
“Sì (ride, ndr). È un orgoglio che la gente ancora si ricordi, anche solo di una giocata come quella. Casillas è incredibile, ma ancora non mi spiego come quella palla non sia entrata, e ho rivisto quell'azione tante volte… Credo anche che ci abbia messo del mio, perchè se avessi stretto leggermente di più, non ci sarebbe mai arrivato. Comunque, di dieci tiri uguali, credo che otto o nove possano entrare, però Iker quel giorno è stato così bravo che è riuscito a pararlo”.
E alla fine un pronostico per domani, e un desiderio per il resto della stagione?
“Spero nello 0 a 3, non posso mentirti. Andiamo al Bernabeu per vincere, abbiamo molta voglia di qualificarci, posso scommetterci. Quanto alla squadra, globalmente, spero che possa arrivare almeno terza in campionato, ed entrare in Champions League la prossima stagione. Stiamo facendo le cose per bene, e credo siamo nella condizione di continuare a farlo fino alla fine della stagione, e ora sembra che anche il Napoli - che ha fatto benissimo tutta la stagione - stia avendo qualche battuta d'arresto. Personalmente, spero di finire l'annata su questi livelli e, se ci fosse la possibilità, andare in nazionale è il sogno che ho da sempre. Ho già fatto qualche partta, e vestire la maglia albiceleste è davvero un sogno. Il fatto è che lì davantì abbiamo alcuni fra i migliori giocatori del mondo, ma se le cose vanno bene nel club, in un club come la Roma dove giochi sotto gli occhi di mezzo mondo, mantengo la speranza di poter tornare un giorno a giocare per l'Argentina”.
Questo l'intervento di Perotti a Premium Sport: "Vogliamo fare una bella prestazione, dobbiamo fare almeno due gol. Siamo qui per dare tutto. E’ una partita bellissima, non sempre si ha l’occasione di giocare al Bernabeu. Sarà una gara intensa. Giocare all'attacco? Ma non dobbiamo nemmeno lasciare spazi, sono fortissimi nei contrattacchi. Dobbiamo giocare con la testa, cercare di fare 2 gol ma senza concedere spazi. Giocare in un’altra posizione? Non lo so, è una domanda da fare al mister. L’unica cosa che mi interessa è giocare, che sia da trequartista o da esterno... Sarebbe bellissimo per me vincere qui per la prima volta".