I cinque attaccanti preferiti da Abraham: "Quando affronto i campioni, cerco di carpirne i segreti e poi farli miei"
Sul canale YouTube della Roma è uscito un video in cui Tammy Abraham ha parlato dei suoi 5 attaccanti preferiti: "Quando affronto i grandi attaccanti, guardo le piccole cose: i movimenti, dove si posizionano, i tempi in cui entrano in area. Cerco di carpire i segreti e poi farli miei", ha spiegato l'inglese. Ecco chi sono gli attaccanti preferiti dal 9 giallorosso:
ADEBAYOR - "Quando ero bambino mi chiamavano tutti Adebayor, dicevano che giocavo come lui. C'è stato un momento in cui segnava tantissimo, ma non era solo questo: aveva tecnica, era alto come me. Quindi sì, c'è stato un periodo in cui mi piaceva Adebayor", ha detto Abraham.
DROGBA - "Il mio primo ricordo di Drogba risale a quando ero in ritardo ad un allenamento: c'erano delle macchine davanti a me che non mi facevano passare. Mia madre si mise a urlare alla sicurezza perché ero in ritardo, Drogba ci stava superando con la sua auto e si è offerto per farmi entrare con lui. Nessuno dei miei compagni mi ha visto con lui, ma posso dire di essere andato agli allenamenti con Drogba. Avevo 7/8 anni, cercavo di guardarlo dallo specchietto. È stato incredibile. Era un bullo, un propotente, la squadra con cui faceva più il bullo era l'Arsenal: io e la mia famiglia eravamo tifosi dell'Arsenal. Nei Chelsea-Arsenal facevo il raccattapalle e mi ricordo quanto Drogba bullizzasse i difensori dell'Arsenal. Era fortissimo fisicamente, un gran finalizzatore, bravo con i piedi. Penso abbia reinventato il riuolo del numero 9. Come utilizzava il corpo per tenere palla, poi segnava tanti gol". Questo quanto detto da Abraham sull'ivoriano.
LEWANDOWSKI - "Ovviamente non mi sono mai allenato con lui, ma ci ho giocato contro. Migliora sempre di più con il passare del tempo, è un grande realizzatore, si muove benissimo, è molto intelligente. Questo è il motivo perché segna così tanto. Una volta ha fatto doppietta contro il Chelsea, cercavo di vedere ciò che faceva e come si posizionava per poi colpire. Ho imparato anche da lui", spiega il romanista.
KANE -"L'ho affrontanto in un paio di occasioni e mi sono allenato con lui in Nazionale. Le piccole cose che ho notato è che, durante gli esercizi di finalizzazione, dò sempre il massimo per fare meglio di lui. Lui segnava, quindi dovevo farlo anche io, per non essere da meno. Prima degli allenamento sui calci da fermo, se tira è gol. Sono queste piccole cose, prende tutto seriamente: se è davanti alla porta non sbaglia mai. Cerco di rubargli qualche segreto. È anche un bravo mntore, aiuta sempre i più giovani, dà consigli agli altri attaccanti. È un ottimo compagno di squadra", ci racconta Abraham.
HENRY - "Il più grande attaccante di sempre, il mio preferito. Ancora oggi faccio cose grazie a lui. È per lui che ho voluto fare l'attaccante, guardandolo giocare. Avevo molte sue foto appese al muro: in una aveva la maglia bordeaux dell'Arsenal con i calzettoni tirati su e il nastro, volevo essere come lui. È sempre stato il mio idolo. Penso a 12 anni litigai con un mio compagno di squadra per chi dovesse vestire il numero 14 sulla maglia, la decidemmo ai rigore e vinse lui", ha riferito il 9 della Roma.