César Gómez: "Un onore giocare con Totti, imparò molto da Zeman. Ci rimasi male dell'atteggiamento di Sensi e Capello però i romani mi hanno sempre trattato bene"

29.09.2017 16:59 di  Danilo Magnani  Twitter:    vedi letture
Fonte: revistalibero.com - traduzione a cura di Danilo Magnani
César Gómez: "Un onore giocare con Totti, imparò molto da Zeman. Ci rimasi male dell'atteggiamento di Sensi e Capello però i romani mi hanno sempre trattato bene"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico Gaetano

César Gómez, ex calciatore cresciuto nelle giovanili del Real Madrid con un passato anche in giallorosso, ha rilasciato una lunga intervista alla rivista spagnola Libero, affrontando tanti argomenti, compreso quello relativo a Francesco Totti: “È stato un onore condividere lo spogliatoio con lui. Leadership, grandezza, fedeltà a una sola maglia... tutto per essere il Re di Roma. Totti ha imparato a gestire la sua carriera. Milano e Juventus vennero per lui e, nonostante lo strapotere che avevano al tempo, lui mi disse: «Se andrò via lo farò solo per il Real Madrid», su questo era molto chiaro”. L'ex difensore ha poi continuato: “Ho condiviso la stanza con Abel Balbo, Totti invece in un primo momento era con Ivan Helguera. Totti era l'eterna promessa, era nella prima squadra da quando aveva 15. Lui sapeva ridere di se stesso come con il libro di barzellette che ha scritto per devolvere l'incasso a Unicef. Totti ha imparato molto da Zeman perché con una palla sappiamo giocare tutti, ma giocare a calcio è qualcosa di diverso”. Lo spagnolo ha poi ricordato il suo inizio in Italia agli ordini di Zeman: “Il precampionato era incredibile, Helguera e io siamo stati fotografati per essere derisi sul nostro stato fisico. Siamo entrati in forma dopo 4 mesi. Sono entrato in un paio di partite, debuttai contro il Napoli e poi contro la Fiorentina e sono partito dall'inizio contro il Lazio nel derby. Abbiamo perso 3-1 e la stampa indicò due colpevoli: uno ero io. Poi perdemmo anche i 3 derby successivi, ma per loro il colpevole ero sempre io”. Un commento positivo comunque sull'esperienza in giallorosso: “Bisogna capire l'Italia e gli italiani per lavorarci. I media pensavano fossi da buttare ma i cittadini romani mi hanno trattato bene anche se stavo facendo male. Il rapporto con i dipendenti era superlativo. Ho molti buoni amici lì e sono ancora un romanista”.

Due parole anche sul presidente Sensi: “L'unico con cui discussi fu il presidente Sensi. Mi disse di andare via, mi volevano in Cina o alla Reggiana ... ma io dissi che volevo solo la Spagna. C'era il Valencia ma non si fece nulla. Il club era suo, era il suo giocattolo e ha fatto quello che voleva. La stampa era molto dura, ma non avrei dovuto abbandonare la mia carriera, non ero andato a Roma per finire in un club di seconda divisione”. Non felice il suo addio con il club giallorosso: “Quando arrivò Fabio Capello pensò di avere delle opzioni perché era andato a vedere la formazione di Maturana al Valladolid. Ci parlai e pensai di avere delle possibilità, ma alla terza formazione, quando il presidente seppe che mi stava allenando, mi tolse e tutto cambiò. Ho avuto uno scontro legale per i diritti di immagine ma anche perché sostenevano che non ero allenato. Venne formata una commissione per analizzare il mio caso e Capello, a cui non avevo fatto nulla, disse che non mi allenavo mettendo a rischio anche i miei compagni di squadra. Ha seguito l'uomo che lo pagava e rimasi sorpreso dal suo atteggiamento. I miei compagni mi salvarono e si misero al mio fianco. Il capitano era Tommasi e affermò che era falso. Giocai qualche partita con i giovani, allenandomi mattina e pomeriggio. Il quarto anno ho avuto difficoltà di forma e mi sono ricordato di Maturana che mi disse di fermarmi nel momento in cui non fossi stato più in forma. Successe questo e quindi ho lasciato”.