W le vuvuzela, alla faccia della Fifa
In questi primi giorni di campionato del mondo 2010 in Sudafrica sono state molte le voci contrarie alle simpatiche trombette 'vuvuzela'. La 'lepatata', in lingua tswana, è da molti anni usata dai sudafricani come strumento di aggregazione negli eventi sportivi diventando, a distanza di anni, un simbolo del calcio di quel paese.
Incurante delle usanze della nazione ospitante, Danny Jordaan, presidente del Comitato organizzatore, ha minacciato provvedimenti nei confronti proprio delle simpatiche trombette: "Abbiamo avuto lamentele da alcune emittenti televisive e da alcuni singoli. Valuteremo gli sviluppi della situazione", ha dichiarato alla Bbc. "L'espulsione delle trombette dagli stadi? Se ci sono le basi per farlo, sì", ha tuonato.
A quanto pare, però, non è il solo Jordaan ad essere contro le vuvuzela. Dopo Argentina-Nigeria, giocata sabato a Johannesburg, si è fatto sentire Leo Messi: "Non si capisce niente, non si riesce a parlare con i compagni di squadra". Assurdo come assurda è l'accusa del capitano della Francia Patrice Evra: "Per colpa delle trombe non riusciamo a capirci in campo". I blues, dopo lo scialbo 0-0 contro l'Uruguay, dovranno occuparsi di cose più importanti se vorranno qualificarsi alla seconda fase.
Insomma, la vuvuzela sembra diventata il problema principale di questo campionato del mondo. Sui furti, reiterati, che hanno colpito troupe televisive e calciatori di tutte le nazionali tutto tace. I colossi finanziari di tutto il mondo si sono nettamente schierate contro questo simbolo del calcio sudafricano. E' una tradizione, e come tale, va salvaguardata dagli interessi di un calcio che di romantico ha ormai ben poco. Il potere dei soldi di chi ha investito denaro per comprare i diritti per la trasmissione delle partite è diventato ormai pressante; i commenti anti-vuvuzela - anche in diretta - sono stucchevoli. W le vuvuzela, W le tradizioni. Alla faccia della Fifa.