Un punto, zero "palle", ma alla fine il pareggio sembra accontentare la Roma e Mourinho
Tanto tuonò che non successe nulla. Viste le aspettative che hanno accompagnato il match, con la Roma che ha sacrificato il primo posto in Europa League, per arrivare meno stanchi possibile al derby e le scaramucce tra Sarri e Mourino, alla fine, in campo si è visto poco o nulla. Eppure i giallorossi sono partiti bene, meglio della Lazio, dando l'illusione di poter far proprio il derby, anche in maniera facile, con Karsdorp per tre volte tutto solo in area di rigore e la difesa biancoceleste che faticava a iniziare l'azione. E invece no, perché, stranamente, poi la Roma si spegne lentamente, soprattutto, perché né Dybala, né Lukaku sono in serata (specie l'argentino). Difficile pensare a una squadra che possa far qualcosa, quando i migliori steccano. La Lazio piano piano è uscita grazie alla qualità di Luis Alberto che prende la traversa, ma anche lei non brilla.
Con poco che succede in campo, poco dal punto di vista tecnico, perché l'agonismo c'è. Quell'agonismo che porta a vari duelli, ammonizioni date e doppie ammonizioni non date, come quella per Immobile che fa scattare Mourinho. Lo Special One non usa mezze misure con Massa: "L'arbitro non ha avuto le palle" (per espellere Immobile ndr). Chi però a un certo punto sembra accontentarsi del pari è lo stesso Mourinho. Di solito vediamo una girandola di cambi molto offensivi, visto che la mentalità del tecnico è di quella che 1 punto o 0 non sposta più di tanto e si cerca sempre il bottino pieno. Invece il primo doppio cambio arriva soltanto al minuto 82 ed è di quelli che non sposta nulla tatticamente: Dybala-Azmoun e Bove-Sanches. Così come resta in panchina Belotti, un altro che di solito viene inserito nella speranza di cambiare l'inerzia della partita. Invece gli altri due cambi sono Celik e Kristensen. Evidentemente il derby è una partita diversa da tutte le altre e, arrivati a un certo punto del match, l'importante era non perdere e andare alla sosta per le nazionali limitando i danni, accontentandosi di un punto, piuttosto che rischiare di perdere cercando i tre punti.