Tardivo l'ingresso di Borriello, la squadra è fragilissima e incapace di gestire una gara
La crisi della Roma è aperta, anche se Ranieri non vuole ammetterlo. La Champions League è amara per i giallorosssi, così come erano state le ultime giornate di campionato. Il 2-3 con la Shakthar, terzo stop consecutivo, secondo all’Olimpico, compromette il passaggio del turno, ma soprattutto evidenzia i difetti di questa Roma, che durante la gara vive dei veri e propri black out.
Gli ucraini, spinti da classe e velocità dei brasiliani Jadson, Costa e Luiz Adriano, in 12 minuti ribaltano il vantaggio di Perrotta, sfruttando amnesie e lacune di Totti e compagni, che si manifestano in modo clamoroso quando Riise, in pratica, regala goffamente il terzo gol agli avversari.
Ranieri elogia i suoi per la determinazione nel cercare di risalire la china, ma il lampo di Menez è l’unica cosa positiva della ripresa, che tiene viva una speranza minima di giocarsi a Donetz la qualificazione ai quarti.
L’ingresso tardivo di Borriello, al posto di un Vucinic debilitato dall’influenza, non fa altro che scoperchiare nervosismi di un gruppo in grave difficoltà. L’ex milanista in panchina si fa scappare un: “Segno 25 mila gol e non gioco”, polemizzando con il tecnico, che da par suo in conferenza stampa, gli rimprovera lo scarso contributo nella mezz’ora finale.
Non certo un clima idilliaco come descritto alla vigilia. Ranieri non si dimette perché i giocatori non glielo chiedono, la società, che sta per cambiare padrone, non sembra avere la forza di prendere una decisione drastica, affidando la guida a qualcun altro.
La Sensi prova comunque a scuotere l’ambiente presentandosi a Trigoria insieme al direttore operativo di Unicredit Paolo Fiorentino per l’ennesimo faccia a faccia che sa di ultimatum un po’ per tutti, ma la realtà è una squadra fragilissima, incapace di gestire la partita e un pubblico che contesta per inerzia, quasi incredulo nel vedere sprecato un patrimonio così, forse sopravvalutato sottolinea Ranieri, ma comunque in grado di fare molto di più.