Sempre meno tempo sul binario per Bergamo
A dieci giorni dall’inizio del campionato, la Roma è probabilmente ancora un po’ indietro: è questa la notizia che arriva dal Ramón Sánchez-Pizjuán, dove i giallorossi sono caduti senza demeritare più di tanto contro il Siviglia, ma mostrando di avere ancora del lavoro da fare per presentarsi al via della Serie A al meglio della condizione. Non solo per quanto riguarda l’aspetto atletico, con qualche giocatore migliorato a vista d’occhio come Strootman e qualche altro ancora da sciogliere come Džeko (al di là della bella rete del 2-1 nel finale), ma per quanto riguarda la brillantezza del gioco offensivo, più latitante di quanto sarebbe auspicabile al 10 di agosto, pur con tutte le attenuanti specifiche del caso. È stato detto e ridetto di come Eusebio Di Francesco abbia iniziato un lavoro che lo porti a plasmare una squadra dotata di una sua identità, ma di quell’identità stasera si è visto abbastanza poco: l’idea di pressing dei primi minuti è rimasta tale nei successivi, così come scambi rapidi e verticalizzazioni sono un po’ mancate, con le sortite offensive delegate alle invenzioni di Perotti e alle discese di Kolarov più che a una manovra ben definita.
“Manca ancora un po’” anche secondo Di Francesco e questo è certamente un segnale che il tecnico ha ancora sotto controllo una situazione ben lontana dall’essere di pericolo ma da monitorare e studiare a prescindere da ciò che manca e da ciò che Monchi sta cercando di mettere insieme nel suo ufficio. Anche stasera si ha avuto la conferma che il pezzo che manca alla scacchiera è molto, troppo importante e il tempo per integrarlo agli altri si fa sempre meno esattamente come quello che ha l’allenatore per proporre una squadra credibile alla prima di campionato: il binario su cui la Roma viaggia verso Bergamo.