Quando a tre e quando a quattro

05.12.2022 20:23 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Quando a tre e quando a quattro

La Roma è in vacanza e, con in corso un mondiale tanto atipico e discusso quanto divertente, è difficile tornare con la testa ai temi giallorossi e del calcio per club, che è completamente diverso da quello che stiamo vedendo in questi giorni. Un fatto di cui ci si rende pienamente conto più o meno ogni due anni, ovverosia ogni volta che le nazionali occupano uno spazio rilevante del calendario e non una pausa dei campionati di cui molti farebbero a meno, un tema ricorrente come tanti altri temi sono ricorrenti nel pallone.

E uno di questi, avendo seguito le due amichevoli giapponesi disputate dalla Roma, è l’eterno conflitto tra la difesa a quattro e la difesa a tre. Le due scelte vengono alternate dai tecnici giallorossi da anni, e lo stesso Mourinho, che era partito con una linea a quattro, si è poi orientato verso quella a tre con cui ha condotto gran parte della scorsa stagione e la totalità di questa, mettendo nelle giuste condizioni alcuni giocatori - banalmente, i tre difensori centrali - e scoprendo delle criticità in altri, come per esempio i quinti, il cui contributo in fase offensiva fino a questo momento è molto vicino allo zero. Nella seconda parte del match contro gli Yokohama Marinos, il tecnico giallorosso ha cambiato le cose per provare a sparigliare, rimettendosi a quattro, e questo ha fatto sì che in qualcuno potesse balenare in testa l’idea che solo per questo motivo da gennaio si possa ripartire da un nuovo modulo, in attesa di avere anche nuovi giocatori dal mercato che inizierà ufficialmente tra poco meno di un mese.

Il punto è che, come mostrano proprio questi continui cambi di sistema nel corso degli ultimi anni, la rosa della Roma, che è stata mantenuta nella sua ossatura proprio per mantenere un equilibrio prima di tutto difensivo, ha mostrato di essere tatticamente corta sia per l’una, che per l’altra soluzione. Quando si è giocato a quattro il problema era la mancata protezione dei difensori, quando si è passati a tre la scarsa brillantezza davanti: è un corridoio senza uscita da cui non si esce ormai dal 2019, una dicotomia che continuerà a riproporsi costantemente finché la Roma non avrà un roster in grado di interpretare con massima coerenza almeno uno dei due moduli. C'è poco da fare.