La seconda faccia della Roma
La Roma è una squadra, ed è una squadra vera. Lo ha dimostrato tante volte in questa stagione, spesso quando era spalle al muro e doveva evitare il tracollo, meno quando c’era un’occasione da sfruttare e un premio da prendersi. A dire il vero, di occasioni per prendersi qualcosa - e non rischiare di perderne altre - in questa annata ce ne sono state poche, forse nessuna. Questa sera con l’Ajax c’era la stranezza di dover difendere un risultato che, probabilmente, non rispecchiava quanto si era visto in campo ad Amsterdam, per lo meno a livello di qualità offensiva. Un intreccio prima di tutto a livello mentale, che poteva compromettere quanto fatto sette giorni fa se non dipanato nel modo giusto: la notizia è che la Roma lo ha fatto, rimanendo prima di tutto con la testa in un match in cui ha dimostrato ancora una volta di essere indietro tecnicamente rispetto al suo avversario, ma anche di saper muoversi in un contesto in cui sta molto mal volentieri, concedendo all’Ajax il meno possibile e riuscendo a portare la barca in porto con il vessillo.
Ovviamente non tutto è stato perfetto, la tenuta mentale in qualche frangente è venuta meno: paradossale prendere un gol su un lancio lungo contro una squadra manovriera contro quella di ten Hag, paradossale perdere per squalifica Mancini per proteste, paradossale che un calciatore con l’esperienza di Pedro commetta un errore che avrebbe potuto rovinare tutto nel finale. Ma la semifinale conquistata oggi dalla Roma, la seconda negli ultimi tre anni, non è solo un passo in più in Europa League, ma anche un mattone in più nella costruzione di una squadra che, a questo punto, deve mettere tutto quello che ha per giocarsi fino alla fine un obiettivo di straordinaria importanza. Un mattone che magari da solo non sarà sufficiente per sopperire a delle carenze abbastanza chiare nei 180 minuti contro l’Ajax, ma che indubbiamente mancava e che servirà in ogni caso. Una Roma diversa da quella che conosciamo, probabilmente anche da quella che Fonseca vorrebbe, una Roma che dovrà mostrare entrambe le sue facce per continuare a coltivare il suo sogno europeo.