La joya, la rabbia e l'ora delle scelte
Alla fine la Roma perde ai rigori una partita in cui è lei a essere protagonista in positivo e in negativo. Tutto inizia al meglio: Dybala dal primo minuto e uno stadio quasi interamente giallorosso. Roma in controllo del gioco col Siviglia a fare poco o nulla. Tant'è che è proprio l'argentino a mandare la Roma in vantaggio. Il numero 21 è abile e letale, laddove Spinazzola qualche minuto prima non era riuscito a bissare la rete segnata contro il Feyenoord.
Poi c'è stato il secondo tempo dove Mancini si fa autogol, Dybala dà forfait e la Roma va in una sorta di blackout, ma nonostante tutto resta sempre in partita e ha le sue occasioni. Le ha e le avrebbe potute avere e qui entra in gioco la rabbia. Quella rabbia già espressa in passato da Mourinho per Taylor, quella rabbia contenuta a fatica nelle dichiarazioni post-gara, quella rabbia esplosa nel parcheggio della Puskas Arena, verso il direttore di gara inglese per una gestione della gara e di alcuni episodi chiave per cui, probabilmente, la coppa sarebbe tornata nella Capitale.
Così non è stato e tra le tante domande, tra cui quella del perché Mancini e Ibanez a battere i primi rigori e non magari El Shaarawy, Belotti, Wijnaldum, resta il dubbio legato alla permanenza di Mourinho alla Roma. Lo Special One ha sembrato lanciare una sorta di ultimatuum alla società: "Se fino a lunedì abbiamo tempo di parlare sì. Altrimenti vado in vacanza e dopo si vedrà". La palla dunque ora passa nella mani dei Friedkin, per capire se possono dare quel "di più" che sente di meritare Mourinho o se, come da sensazione, la sua avventura in giallorosso terminerà. Di sicuro è l'ora delle scelte.