Il primo compito di Friedkin
Terminata la stagione con la sconfitta in Europa League contro il Siviglia, in casa Roma si pensa solo a ciò che sarà. Pallotta went home (in attesa che l'accordo preliminare diventi una cessione effettiva) semi-citando uno dei maggiori slogan di contestazione di questi ultimi anni. Arrivano i Friedkin, Dan e Ryan, con tutti i buoni propositi, le speranze e i sogni di gloria che accompagnano da sempre le cessioni societarie. Fu così anche nel passaggio dall'era Sensi all'avvento della cordata made in USA, confluita infine nella figura di Pallotta (con i suoi investitori). Presidenza nuova, società nuova. Non è un mistero che la scorsa proprietà stesse dismettendo il club, con tutte le conseguenze del caso e le ultime due stagioni sono state caratterizzate da rivoluzioni tecniche, il cui risultato è stato quello di abbassare il livello europeo (presenza costante in Champions League) e nazionale (presenza costante tra le prime tre in Serie A) dei risultati sportivi. La semifinale di Champions League raggiunta contro il Liverpool ha segnato di fatto il picco più alto della gestione Pallotta e, allo stesso tempo, l'inizio del declino. Da allora una prima rivoluzione tecnica è stata effettuata da Monchi, conclusasi con una risoluzione consensuale dopo l'eliminazione in Champions con il Porto, mentre la seconda e ultima in ordine temporale è stata compiuta da Petrachi, il così detto "anno zero", finito con il licenziamento del DS.
Vien da sé che, al di là di tutti i nomi che usciranno da qui alla prossima stagione tra nuovi DS, nuovi allenatori e nuovi calciatori, ci ritroveremo davanti a un nuovo "anno zero". Stavolta però dal significato che non è quello di ripartire dopo una stagione fallimentare. Nel calcio la parola progetto è un termine pericoloso da usare, visto che tutte le società dipendono dai risultati sul campo e dai bilanci da far quadrare. Basti pensare che la prima Roma americana abbia avuto 8 allenatori (dal 2012 a oggi), 3 DS e cambiato più volte assetto dirigenziale. È proprio per questo che, fondamentalmente, il primo compito della nuova proprietà dovrà essere quello di riuscire a ricostruire da subito un club, cercando di non essere costretti a dover rivedere e/o stravolgere i propri programmi dopo una stagione.