Il mese decisivo e la strategia comunicativa di Ranieri
La Roma sta entrando nel mese decisivo. Quello in cui potrebbero decidersi il presente e il futuro del club giallorosso. I giallorossi, in questo periodo, affronteranno Napoli, Fiorentina, Sampdoria, Udinese e Inter e proprio la sfida di San Siro potrebbe essere un crocevia fondamentale.
D’altronde, ormai nessuno lo nega più, nemmeno Ranieri: senza la Champions saranno in molti a partire perché i conti, in un modo o nell’altro, bisogna chiuderli.
Come ci arriva la Roma? Intontita dalle ultime settimane, che hanno portato un ribaltone a tutti i livelli: via l’allenatore, via il direttore sportivo e, negli ultimi giorni, anche la questione stadio a far traballare ancor di più un ambiente in fermento. Con il monito di Baldissoni, che ha fatto chiaramente capire che Pallotta potrebbe stufarsi presto se lo stadio verrà ulteriormente rimandato.
Una situazione tutt’altro che idilliaca per affrontare la fase decisiva del campionato, con un ds ad interim e un allenatore ad interim, che devono far rendere dei giocatori, alcuni dei quali a loro volta ad interim.
L’unica certezza, così come quando giocava, è Francesco Totti, che sta acquisendo sempre più autorità anche da dirigente e la chiamata fatta a Ranieri lo dimostra.
BUCO IN MEZZO - Il tecnico testaccino ha parlato di mancanza di compattezza e c’è un dato curioso a riguardo. La Roma è la squadra a subire più gol (11) dalla zona centrale del campo tra le big. Peggio dei giallorossi hanno fatto solo Chievo, Empoli, Frosinone, Sassuolo e Genoa. Spesso i giallorossi si sono fatti trovare scoperti e non hanno protetto adeguatamente una difesa esposta a figure indecenti anche per colpa del resto della squadra.
DUELLI - Negli ultimi 3 mesi, numeri alla mano, sono aumentati i duelli affrontati e vinti dalla squadra. Di poco, ma sono aumentati anche se ancora i numeri sono poso edificanti. La percentuale tra duelli sul terreno di gioco affrontati e vinti è impietosa: solo il Parma ha fatto peggio e questo aiuta a spiegare la sensazione di una squadra a volte troppo arrendevole.
STRATEGIA COMUNICATIVA - L’unica cosa che Ranieri può fare è toccare alcune corde che possano far scattare un moto di orgoglio da parte dei giocatori. Con Di Francesco e Monchi fuori dai giochi, la responsabilità ora è tutta dei giocatori. Il cerino è rimasto nelle loro mani e Ranieri questo lo sa bene: non è un caso che, dopo la gara di Ferrara, abbia puntato il dito contro la squadra. Vuole che i giocatori si sentano responsabilizzati e sentano anche la pressione dell’ambiente perché o la Roma risorge adesso, come collettivo, o rischia di essere annientato individualmente, come detto magistralmente da Al Pacino in Ogni maledetta domenica.