I colori della dignità
Il giorno dopo lo sdegno generale per l'esibizione dell'Olimpico tra Lazio e Inter, il popolo romanista si è goduto l'effetto che lo scudetto conquistato dai biancoazzurri ha avuto sulla tifoseria laziale (dev'esserci sfuggito qualcosa, evidentemente). La squadra di Ranieri è concentrata sula gara di mercoledì dove è in palio il primo trofeo della stagione. Quest'anno l'importanza della coppa Italia sarà avvalorata dalla possibilità di cucirsi sulla maglia la stella d'argento. Ne siamo certi, non ci saranno striscioni per lo Special One (a tal proposito 'Uomo vero in un calcio finto' è stato profetico) né tanto meno cordialità. Il clima - e non potrebbe essere altrimenti - si preannuncia infuocato dopo la farsa di domenica sera. L'aria che si respira tra i sostenitori romanisti è inevitabilmente pesante ma a prevalere, il giorno dopo la serataccia dell'Olimpico, è stato l'orgoglio d'essere romanisti.
Non vogliamo fare moralismo di bassa lega; il successo sportivo dei corregionali sarebbe accolto, anche da parte del sostenitore giallorosso, con molta amarezza. Il punto focale della questione è l'attegiamento dei giocatori della Lazio: lo spettacolo indegno offerto nel secondo tempo dall'undici di Lopez e Reja è una delle pagine nere del nostro calcio. Tutta l'Italia calcistica ha potuto 'apprezzare', essendone stata testimone oculare, questo scempio.
L'atteggiamento del popolo biancoazzurro allo stadio Olimpico è sicuramente da censurare ma può risultare comprensibile alla luce dell'odio manifestato verso la Roma; quello che più stupisce è il constatare come l'andare fieri d'aver tifato contro la propria squadra l'abbia fatta da padrone. La sconfitta è stata accolta come il raggiungimento di un importante obiettivo stagionale. Forse lo era davvero. Questo sponda giallorossa non sarebbe mai potuto accadere. Sulla nostra pelle sono tatuati i colori di Roma. I colori della dignità.