Cassano e i suoi rimpianti: troppo tardi per noi

06.09.2010 02:00 di  Emanuele Melfi   vedi letture
Cassano e i suoi rimpianti: troppo tardi per noi
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

"FantAntonio" è tornato a parlare dal ritiro della nazionale a Coverciano e l'ha fatto, come sempre, in maniera tutt'altro che banale. Uno degli argomenti cardine della conferenza stampa è stato il capitano giallorosso, Francesco Totti: "Giorni fa dicevo al mio procuratore Bozzo: quanto mi sono divertito a giocare con Francesco. Mi piacerebbe tornare a farlo anche solo una volta, magari per beneficenza. Il numero 10? Glielo ridarei subito e correrei per lui: mi ha fatto fare tanti di quei gol…". Parole che sanno di rimpianto. Effettivamente la storia di Antonio a Roma non ha avuto il lieto fine che avrebbe meritato. Stagione 2005-2006: Totti e Cassano sono ai ferri corti da tempo e il barese ha litigato praticamente con tutti, dalla dirigenza allo staff tecnico (si vocifera di un gravissimo litigio con l'allora presidente Sensi). E' la prima Roma di Spalletti ma l'anno precedente, proprio grazie ad un gol di Antonio, la Roma si salvò dalla B con la vittoria a Bergamo. Il tecnico toscano predicava "homportamenti giusti" e Cassano proprio non riusciva ad averli. Ceduto Antonio, la Roma collezionò undici vittorie consecutive che le consentirono di battere il record del Milan.

Riavvolgiamo il nastro dei ricordi.

Il barese fu acquistato da Franco Sensi nell'estate del 2001. La Roma era fresca campione d'Italia e Antonio era poco più che un bambino ma il Presidente volle a tutti i costi quel piccoletto che aveva stregato tutti. Nei primi due anni in giallorosso riuscì a siglare 14 gol ma è nel 2003-2004, nell'ultima Roma di Capello, che il barese ebbe un vero e proprio exploit: formò - con Francesco - una delle coppie-gol più prolifiche del campionato italiano. Alla fine della stagione furono 34 le reti della premiata ditta Totti-Cassano. Tutto andava a gonfie vele, il capitano lo aveva preso sotto la propria ala protettiva e come in ogni favola che si rispetti, tutti confidavano nel lieto fine. Così non fu. Antonio era un giovane appena affacciatosi al grande calcio e non riuscì a gestire la popolarità: il suo carattere, la sua immaturità e i cattivi consiglieri lo portarono lontano da Roma. Totti non era più visto come l'amico-collega con cui poter migliorare ma un ostacolo alla propria popolarità. Finita l'esperienza romana, Cassano si allontanò dal calcio che conta: la parentesi madrilena servì ad Antonio solo per mangiare una quantità industriale di croissant.

Il resto è storia recente: Cassano è l'idolo dei doriani e a Genova sembra aver trovato la sua dimensione ideale. Come confessato anche da Prandelli qualche giorno fa, il matrimonio sembra aver responsabilizzato l'ex giallorosso e la tanto agoniata maturazione sembra arrivata: troppo tardi per la Roma. Troppo tardi per noi.