Attacco a De Rossi? No, l'attacco è a ROMA
Fonte: VoceGiallorossa.it
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© foto di Alberto Fornasari
Daniele De Rossi sta indubbiamente attraversando un momento molto difficile. E' accerchiato. Il capitano romanista Francesco Totti, augurandogli "in bocca al lupo" per il mondiale in Sudafrica, non ha mancato occasione per fargli sentire la propria vicinanza: "Un caloroso abbraccio a Daniele in particolare, in un momento per lui difficile".
C'è passato, il capitano. Ricordiamo benissimo il linciaggio mediatico del dopo-Poulsen dove, oltre la critica al gesto, si è scatenata una vera e propria "caccia al romano" superando, giornalisticamente, il limite della decenza.
Torniamo a Daniele. Il centrocampista giallorosso ha espresso semplicemente un suo pensiero da cittadino libero anche perchè - forse qualcuno finge di esserselo dimenticato - il sig. Daniele De Rossi è un uomo ancor prima che un calciatore. La libertà d'espressione è uno dei principi fondamentali della democrazia e la veemenza con la quale il mondo politico e calcistico si è scagliato contro il nostro numero 16 fa riflettere molto. La sensazione è che l'attacco ricevuto dal giallorosso non sia una semplice polemica "extra-calcistica" bensì un attacco frontale e ben studiato. Un attacco non al De Rossi-calciatore ma a quello che rappresenta il De Rossi-calciatore: Roma. Non siamo di certo noi a dover chiarire che si può essere d'accordo o meno con quanto espresso dal romanista ma considerare "sconcertanti e inaccettabili" frasi estrapolate a piacimento da concetti molto più complessi è un esercizio deprecabile.
Un portale di informazione calcistica non può e non deve trattare argomenti politici ma il diritto di cronaca ci impone questa riflessione: chi ha gridato allo scandalo per le frasi di De Rossi definendole - appunto - "inaccettabili" sopratutto perchè proferite da chi "rappresenterà la nostra nazione ai mondiali", dimentica - o forse no - che il partito di cui fa orgogliosamente parte ha sempre dichiarato di "avere un sogno nel cuore: bruciare il tricolore".
Non è politica, è diritto/dovere di cronaca.