Le quattro luci di Denver
Ieri sera la Roma ha fatto il suo esordio nella Guinness International Champions Cup. Una prestazione positiva dei giallorossi condita da dieci minuti di black-out, ma soprattutto quattro luci che hanno illuminato la notte italiana di chi ha seguito la gara dello Sports Authority Field di Denver tra i giallorossi e il Manchester United.
PJANIC, IL GENIO - Impossibile non partire da Miralem Pjanic e dalla sua incredibile prodezza da prima della linea mediana del campo. Banale, praticamente scontato associare il colpo di genio del bosniaco a quanto fatto vedere poche ore prima, con quelle prove di calcio del pallone da football americano in mezzo ai pali dei campi NFL. Un gol che, nonostante la scarsa importanza che riveste (si trattava pur sempre di un’amichevole), i tifosi della Roma ricorderanno per molto tempo e che è il coronamento di un ottimo spezzone di gara giocato, in cui ha dato enorme qualità al centrocampo, pur essendo all’esordio stagionale. Il rinnovo dello scorso 11 maggio è stato il primo, enorme mattone posto per questa stagione, che la Roma vuole giocare da protagonista assoluta.
BENATIA, LA SICUREZZA - E se la Roma sarà protagonista assoluta, sarà anche grazie alla sicurezza offerta da Mehdi Benatia nel reparto difensivo. Dopo aver saltato l’amichevole di Rieti contro l’Indonesia Under 23, il marocchino ha messo alle spalle la sua intricata vicenda di mercato scendendo in campo con la consueta freddezza e solidità sia a Boston contro il Liverpool che ieri a Denver contro il Manchester United, gara in cui ha anche indossato la fascia di capitano. Una sola sbavatura per lui, vale a dire lo spazio lasciato aperto per un inserimento di Mata poi bloccato da Skorupski, per il resto una gara tranquilla anche dovendo vedersela con un certo Wayne Rooney. Il mercato è ancora lungo, ma una definitiva conferma dell’ex-Udinese sarebbe un altro tassello importantissimo per competere ad alti livelli.
UÇAN, IL FUTURO? - In pochi avevano visto il turco in campo con la maglia del Fenerbahce o con quella della sua Nazionale Under 20 nel Mondiale di casa di un anno fa. La lunga trattativa, portata avanti da Walter Sabatini, non uno qualunque, per portarlo a Roma aveva lasciato presagire che si potesse parlare di un prospetto di ottimo calciatore, ma difficilmente ci si poteva aspettare un impatto così deciso di un classe 1994. Presentato dai più come un semplice intermedio offensivo, Salih Uçan ha dimostrato di poter svolgere tutti i compiti del centrocampo, recuperando palloni, portandoli al piede o giocandoli in verticale per i compagni. Da qui a considerarlo un sicuro crack ovviamente ce ne passa e da queste parti si sono visti esordi poi naufragati in stagioni mediocri, queste prime gare hanno comunque mostrato a tutti il bagaglio tecnico e tattico a disposizione del turco che vola e che si spera possa far volare la mediana in un futuro più o meno prossimo.
SANABRIA, LA SPERANZA - Una ventina di minuti in campo, un paio di dribbling e qualche scambio con i compagni più tecnici, come Ljajic o Totti. Sicuramente normale amministrazione, specialmente in un’amichevole, non fosse che il protagonista ha compiuto 18 anni da meno di sei mesi. La personalità mostrata dall’ex Barcellona nell’entrare subito nel vivo del gioco e la tecnica fatta vedere nello spezzone di gara di cui ha fatto parte hanno lasciato un’ottima impressione. La fiamma della speranza è accesa, per il resto il tempo è dalla sua.