La Roma e la febbre europea
Due indizi non fanno ancora una prova, ma poco ci manca: “E’ indispensabile essere al 100% per questa gara”, aveva ammonito Rudi Garcia in conferenza stampa alla vigilia della gara di ieri contro il Verona, gara in cui la Roma come contro l’Empoli nella seconda giornata, a quattro giorni dal CSKA, ha innegabilmente mostrato qualche piccola inconsueta incertezza, soprattutto nella fase offensiva. Gli infortuni, il turnover e le tante partite in pochi giorni sono sicuramente dei fattori: con Iturbe disponibile, uno tra lui e Gervinho sarebbe potuto andare in campo dall’inizio per dare varietà al tridente. Senza l’infortunio di De Rossi, Nainggolan avrebbe potuto riposare più degli 8 minuti concessigli da Garcia e con meno partite da giocare - e sarà sempre benedetto il fatto di giocare in Champions League - Maicon avrebbe potuto essere sempre in campo. Ma non è assolutamente da sottovalutare neanche il fattore mentale, emerso chiaramente in Toscana e anche in alcuni frangenti della gara di ieri, con i giallorossi poco cattivi nel primo tempo.
Il pensiero del prestigioso impegno europeo ha sicuramente albergato nelle teste dei giocatori e probabilmente anche in quella di Rudi Garcia, che, scottato dalle magre figure ottenute con il Lille, ha preteso una squadra competitiva per la Champions League e fatto scelte, soprattutto tra Empoli e CSKA, evidentemente volte più al mercoledì che al sabato. La gestione del doppio impegno è una delle prerogative di una grande squadra che vuole lottare con continuità per lo scudetto e la Roma deve fare ancora un po’ di strada per padroneggiare entrambe le competizioni con facilità.