La rabbia di Garcia: da parafulmine a sergente di ferro
Una stagione che sembra interminabile, caratterizzata da un lento inasprimento di quasi tutte le componenti in casa Roma. Probabilmente in molti a Trigoria vorrebbero finisse il prima possibile, per far calmare le acque e ripartire con serenità la prossima stagione. Peccato, per fortuna (di questo passo per quanto tempo?) il campionato ha ancora molto da dire e c’è un secondo posto da riconquistare, una Champions da difendere. Il pareggio per 1-1 contro l’Atalanta è solo l’ennesima dimostrazione della mancata serenità di cui parlavamo sopra. Tra tutti i componenti della squadra, a manifestare il cambiamento più tangibile sembra essere proprio il tecnico. Un Garcia “arrabbiato, più che deluso” si è presentato ai microfoni della stampa ammettendo il fallimento tecnico. Molto diverso dal Garcia sempre pronto a difendere la squadra e combattivo, magari esagerato in certi proclami, ma atti nella sua strategia mediatica di mantenere sempre alto il livello di concentrazione di un team che stava smarrendo la propria identità. Dalla sua certezza della vittoria dello scudetto, dopo il 3-2 contro la Juventus, il tecnico è passato alla richiesta pubblica del 100% (anche di più) dei suoi. Dalla difesa a spada tratta di giocatori come Destro (non considerato molto dal punto di vista dell’impiego), alla richiesta di aiuto del proprio pubblico nel periodo in cui è iniziata a farsi sentire la pareggite che ancora affligge la squadra. Quindi è stato il momento dei report dei discorsi tenuti alla squadra negli spogliatoi di Trigoria, tra sedie che volavano più o meno veritiere a un cambio nella metodologia degli allenamenti. Garcia è passato pian piano da salvatore della patria a tecnico italianizzato, sulla graticola dell’opinione pubblica (mai dalla società, né dalla Curva Sud).
Un inasprimento di una situazione sempre più caotica che ha portato ai primi j’accuse ai suoi, rei di non essere attenti durante gli allenamenti e quindi poco inclini ad applicare la teoria sui campi della Serie A. Non sono servite neanche le due vittorie consecutive contro Cesena e Napoli per rasserenare gli animi, colpa di una Lazio sempre più vicina e ora a pari punti. Il ritrovarsi, per una settimana, al terzo posto ha aggiunto ulteriore pressione a un ambiente saturo e il pareggio scialbo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Bisogna salvare la stagione e Garcia ha varato la linea dura. Volto scuro, poche parole alla stampa (a volte serve soltanto uno sguardo per capire determinati sentimenti): “Nessuno è stato all’altezza”. Giorno libero annullato e promessa che si farà sentire nello spogliatoio. Il tempo delle mezze misure sembra essere finito, il tecnico stufo di certi comportamenti sul campo e da qui alla fine della stagione sarà battaglia. Chi la vincerà, con conclusioni annesse, si saprà il 31 maggio (se non già il 24 Lazio-Roma).