Tessera del Tifoso: ora indaga anche il Garante della Privacy
Su segnalazione di alcuni cittadini e un'associazione di consumatori, il Garante per la Privacy ha aperto un'istruttoria sulla Tessera del Tifoso. Tre i punti molto contestati: il trattamento dei dati personali, l'utilizzo della tecnologia inserita nei microchip, nonchè la liceità dell'obbligo di acquisto di una carta prepagata per ottenere la suddetta tessera.
Alcuni ancora si chiedono a cosa serva: è a tutti gli effetti una carta prepagata con cui poter acquistare biglietti e abbonamenti ma anche qualsiasi altra cosa. Inoltre, al contrario di tutte le altre prepagate, contiene la foto del possessore. Ufficialmente entra in vigore per eliminare definitivamente la violenza negli stadi ma già nella metà del 2009 (periodo in cui si è deciso di introdurla) i reati da stadio erano già in considerevole diminuzione proprio come riportato dall'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Già dal 2005 poi, tutte le società sono costrette a trasmettere i dati dei propri abbonati alla Questura.
La circolare ministeriale 555/2009 si guardò bene dal renderla obbligatoria e così tuttora qualsiasi singolo tifoso che non abbia aderito al programma "Tessera del Tifoso" ma che vuole seguire la sua squadra anche in trasferta, può andare al botteghino e comprare un biglietto normalmente frequentato dai tifosi di casa. Risultato: incidenti. Già tanti gli episodi: a Brescia due settimane fa e a Marassi lo scorso 19 settembre durante Sampdoria-Napoli. Mentre a Brindisi, alla prima di campionato di Lega Pro, sette tifosi dell'Avellino sono venuti alle mani con i tifosi padroni di casa.
Lo scopo della Tessera del Tifoso sembra essere meramente commerciale. Come accaduto anche in passato, il meccanismo ha fatto leva sulla passione degli italiani facendo un grande favore alle banche, guarda caso il soggetto che spesso emette fideiussioni grazie alle quali le squadre ottengono l'iscrizione ai campionati.