Pardo: "Ho sempre pensato che Di Francesco fosse giusto per la Roma. La squadra può ancora migliorare"
Pierluigi Pardo, giornalista e commentatore televisivo per Mediaset, è stato intervistato dall'AS Roma Match Program in vista della sfida di domenica tra i giallorossi e la Fiorentina. Queste le sue parole:
Che partita è stata Roma-Chelsea?
“Una grande serata di calcio, una vittoria importante per la Roma, soprattutto per il morale e la classifica del girone di Champions. La certificazione che la partita di andata non era stato un caso, ma un vero e proprio tappo di bottiglia che ha stappato la stagione”.
Per un giornalista, raccontare gare così, cosa significa?
“Beh, che dire? La telecronaca di una partita per me è sempre emozionante, anche se ne ho fatte tante in carriera e ne farò molte altre. C’è la soddisfazione di aver prestato la voce per un match di così alto livello tecnico, importante per il calcio italiano in generale”.
Qual è stata la chiave della vittoria di Di Francesco su Conte?
“Senza dubbio la difesa della Roma. Tutta la squadra partecipava alla fase di copertura, difendevano in undici, si aiutavano. Le intenzioni del tecnico dichiarate in conferenza stampa le abbiamo viste riproposte in campo”.
L’uomo partita?
“El Shaarawy è entrato pesantemente nel tabellino, non si può non nominarlo. Perotti è stato protagonista di una grande prestazione sia a livello tecnico sia di sacrificio nei momenti di non possesso. Così come Dzeko che non ha segnato, ma ha partecipato alla manovra in modo esemplare. Però un passaggio lo vorrei fare anche su Di Francesco”.
Prego...
“Ho sempre pensato che potesse essere una buona scelta per la Roma e i fatti mi stanno dando ragione. D’altronde, bastava vedere il calcio del Sassuolo sempre molto propositivo e moderno per capire che quel tipo di gioco sarebbe stato perfetto per una grande squadra. Eusebio lo conosco da un po’, è una persona per bene, qualche volta è stato anche mio ospite a Tiki Taka negli anni scorsi. C’è un rapporto di stima reciproca, mi fa piacere che stia attraversando un buon momento”.
Dopo la soddisfazione in Champions, come riparte la Roma da Firenze?
“Credo riparta con una motivazione in più, anche se su un campo difficile come quello del Franchi. Ritengo che la Roma abbia ancora margini di miglioramento. Mi chiedo, ad esempio, cosa diventerà quando Schick tornerà a disposizione? È interessante chiederselo. Sono convinto che Di Francesco potrà migliorare ancora il suo lavoro”.
Venendo al suo di lavoro, qualche telecronaca che le è rimasta dentro più di altre?
“In ordine sparso: Arsenal-Chelsea del 2002, finale di FA Cup giocata a Cardiff. Vinse la squadra di Wenger 2-0 con le reti di Parlour e Ljungberg. Poi, Barcellona-PSG della scorsa stagione. Una gara irrazionale, qualcosa di unico e inspiegabile. Una rimonta senza senso. Cito anche Barcellona-Chelsea 2-2 del 2012, che diede la finale ai blues”.
Della Roma ne ricorda qualcuna, invece?
“Sicuramente Roma-Udinese 2-1 del 2000, nell’anno del terzo scudetto. Ero un collaboratore di Stream, ci fu un gol memorabile di Totti di sinistro al volo sotto curva Nord su cross di Cafu. E a proposito di Totti, ricordo con piacere anche Valencia-Roma 0-3 di Champions League, con doppietta di Francesco al Mestalla. L’altro gol giallorosso lo segnò Emerson”.
Negli ultimi mesi si è anche cimentato con la scrittura di un romanzo, Lo stretto necessario. Si parla di calcio, ma non è sul calcio. Da dove nasce?
“Nasce da un centinaio di pagine che scrissi qualche tempo fa e le mandai in visione a Rizzoli Editori per capire cosa ne pensassero. La risposta fu immediatamente positiva, tanto che mi invitarono a continuare e a finire il libro. Solo che non avevo in mente una trama vera e propria, quindi poi il progetto lo sospesi per un po'”.
E poi?
“Poi accade che una sera mi sfondano il vetro della macchina dopo una serata fuori. Mi rubano anche il computer dove avevo in memoria la bozza del libro. Cerco in tutti i modi di recuperare il pc, ma niente. Così mi viene in mente che gli unici ad avere una copia fossero proprio quelli di Rizzoli. Li chiamo e gli dico: «Se mi fate riavere lo storico del romanzo, finisco
di scriverlo». E così è andata”.
Di che parla il libro?
“È un libro sull’amicizia maschile, sulla crisi dei quarantenni, con lo sfondo del Mondiale del 2006. Il calcio è una parte importante, però non è tutto”.
Quello della scrittura diventerà un’abitudine o resterà una parentesi?
“Resta una parentesi, comunque molto importante della mia vita. Mi sono divertito a scriverlo, a creare la storia. Gli ho dedicato molte notti, ma pure qualche giornata non lavorativa. È stata una lunga elaborazione, però appagante”.
Su Twitter le sono arrivati anche complimenti importanti.
“Sì, fa piacere che mi stiano arrivando belle parole da parte di tanti bravi scrittori o giornalisti. Spero ne arrivino tanti altri. Lo dico con un pizzico di orgoglio, secondo me è un buon libro”.