Marchegiani: "Inter a parte, la classifica non mi stupisce. Luis Enrique non è a rischio esonero"

12.11.2011 10:31 di  Paolo Vaccaro   vedi letture
Fonte: Tuttomercatoweb.com
Marchegiani: "Inter a parte, la classifica non mi stupisce. Luis Enrique non è a rischio esonero"
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© foto di Federico De Luca

La redazione di TuttoMercatoWeb ha intervistato in esclusiva Luca Marchegiani, portiere che è stato l'estremo difensore di Jesi, Brescia, Torino, Lazio e Chievo oltre che della Nazionale dal 1992 al '96. L'attuale opinionista Sky ha fatto il punto sulla Serie A. Queste le sue parole:

Udinese e Lazio guidano la classifica della serie A in attesa che la Juventus recuperi la gara con il Napoli, mentre l' Inter, che deve ancora giocare la partita con il Genoa, è in zona retrocessione. Lei è stupito dalla classifica?

"Sono stupito della posizione dell'Inter perché era difficile prevedere che a questo punto della stagione i nerazzurri occupassero un tale posto in classifica, ma non lo sono dal rendimento delle alte squadre perché comunque sia Udinese, sia Lazio, sia Juventus sono costruite bene e allenate altrettanto. Per quanto riguarda Juventus e Lazio era abbastanza prevedibile che iniziassero in questo modo la stagione, tra l'altro la Lazio ha cercato di rinforzarsi anche dopo lo scorso campionato di alto livello, mentre la Juventus aveva disputato una stagione non esaltante ed era ipotizzabile che riuscisse a sistemare le cose in modo da tornare ad alti livelli. L'unica che può essere considerata non una sorpresa, ma una piacevole conferma è l'Udinese che forse tra tutte era quella che nella sessione di mercato estiva aveva rinunciato ad alcuni giocatori importanti, ma che è stata capace di sostituirli fino adesso, secondo me, più con la squadra che con i singoli, nel senso che un altro Sanchez o un altro Inler non ci sono ancora però la società ha sicuramente supplito sul mercato. Il Napoli sta facendo un'ottima stagione, meglio in Champions che in campionato, anche se ha solo un punto in meno dello scorso anno considerando il fatto che deve recuperare la gara con la Juventus. Il Milan è una squadra fortissima che ha ritrovato i giocatori che a inizio stagione erano infortunati e adesso può disporre di quasi tutti, sa dosare le energie e infatti in classifica si è portata a ridosso delle prime"

Quale squadra finora, da un punto di vista tecnico, ha espresso il miglior calcio?
"Considerando quelli che sono i valori dei giocatori in campo l'Atalanta è la squadra che mi ha più colpito, anche perché se non avesse avuto i sei punti di penalizzazione sarebbe al quinto posto. Anche il Siena e a sprazzi la Roma e forse da un punto di vista del gioco espresso, senza considerare la forza assoluta della squadra, la Juventus"

Dopo dieci giornate già sei allenatori sono stati esonerati Pioli (Palermo), Gasperini (Inter), Bisoli (Bologna), Giampaolo (Cesena), Mihajlovic (Fiorentina) e Ficcadenti (Cagliari) e Luis Enrique, nonostante le assicurazioni della Roma, è in bilico. E' sempre più difficile fare l'allenatore in Italia?

"Non credo che Luis Enrique sia in bilico, ma trovo che in Italia sia difficile fare l'allenatore perché da noi si dà poco tempo. Credo che l'esonero più significativo sia quello di Ficcadenti, che fino a due settimane fa era incensato da tutti come un allenatore di valore per aver portato il Cagliari a ridosso delle prime posizioni e poi sono bastare due sconfitte, Lazio e Atalanta, precedute da tre pareggi con Siena, Napoli e Cesena, per far decidere al presidente di allontanarlo. Non sempre sono i risultati a decidere l'esonero di un allenatore, ma anche i rapporti con i presidenti. E' difficile entrare nei casi specifici, però sicuramente c'è poca fiducia nella programmazione, perché due partite non possono mandare a monte il lavoro di un allenatore e di una società, poiché la programmazione di una stagione coinvolge tutti. Sono scelte che mi lasciano abbastanza perplesso però, purtroppo, è anche una situazione alla quale siamo talmente abituati che consideriamo quasi naturale che un allenatore venga messo in discussione dopo due sconfitte e il comportamento dei presidenti è figlio proprio di questa mentalità che ormai è diventata comune".