Ettore Viola: "Per mio padre l'unica prerogativa era vincere con la Roma e c'è riuscito"

19.01.2022 20:06 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Ettore Viola: "Per mio padre l'unica prerogativa era vincere con la Roma e c'è riuscito"
Vocegiallorossa.it

Nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Dino Viola, ex presidente della Roma, il figlio Ettore è stato intervistato da Centro Suono Sport all’interno della trasmissione “Altrimenti Ci Arrabbiamo”. Queste uno stralcio delle sue parole:

Dopo 31 anni c’è ancora un grandissimo affetto per il presidente Viola.
“Sì e penso che sia giusto così. Ha avuto un grande rapporto con tutti, a partire dal custode dello stadio Olimpico. Aveva la capacità di scambiarsi affettuosità con le persone con cui si trovava bene”.

Quale qualità vorrebbe che la presidenza Friedkin ereditasse da Dino Viola?
“È una domanda difficile, papà sin da ragazzino aveva l’obiettivo di diventare il presidente della Roma. Per mio padre era giusto farlo, lui voleva che la Roma – e comprendiamo anche la città – diventasse grande, era il suo obiettivo e lo ha raggiunto. Nel momento in cui era nella condizione di poter diventare presidente, si è riproposto e ha comprato la società da solo”.

Qual è stata la sua gioia maggiore?
“La sua gioia più grande ovviamente è stata vincere lo scudetto, se l’è goduto sparendo per due giorni ad Aulla”.

La “Rometta” era simpatica, poi quando ha iniziato a vincere…
“Dino Viola voleva vincere con la Roma e ci è riuscito. È chiaro che in questo caso inizi a farti dei nemici, c’era un po’ di tutto però il suo obiettivo era vincere e quando lo hanno capito, questa simpatia è andata un po’ scemando”.

Perché non è riuscito a costruire lo stadio della Roma?
“Ha sempre detto che lo avrebbe fatto, era uno dei suoi chiodi fissi. Aveva anche proposto un nuovo stadio della Roma a disposizione per Italia ‘90 a nessun costo per tutti. Hanno ristrutturato l’Olimpico spendendoci tanti soldi per centinaia di soldi, con uno stadio della Roma sarebbe diventato un presidente ancora più importante”.

C’è una caratteristica che hai ripreso da Dino Viola?
“Forse è un difetto, credo troppo nelle persone. C’è stata poca furbizia nel mio percorso imprenditoriale, mi sono fidato troppo degli amici e questo è il mio difetto. Mio padre ci ha messo tanta salute e tanto stress nella Roma, però stare tutti i giorni con una squadra che ti gioca il mercoledì e la domenica è uno stress che logora, soprattutto per chi ci crede. L’unica prerogativa era provare a vincere, vedere le idee, i milioni, la disponibilità di mio padre è stato incredibile”.