Acquafresca: "Mi sarebbe piaciuto giocare con Totti, ma non c'è mai stata la possibilità"
Robert Acquafresca, ex calciatore di Cagliari e Bologna, attualmente svincolato, ha rilasciato un'intervista al Match Program di Roma-Cagliari. Queste le sue dichiarazioni:
Se si guarda indietro, cosa vede?
“Un ragazzo che è partito da una città piccola ed è arrivato a coronare il suo sogno: esordire in Serie A con la maglia della squadra del cuore, nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Ho giocato e segnato tanti gol in uno dei campionati più difficili del mondo. Ho anche guadagnato e non ho sperperato. Sono orgoglioso anche di questo”.
Spieghi meglio.
“Vengo da una famiglia umile, di lavoratori. Il fatto di poter prendere cifre importanti è stata senza dubbio una fortuna e andava capitalizzata nel migliore dei modi. Come i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla da piccolo, io non devo far mancare nulla a loro e a mio figlio. Così ho investito su degli appartamenti in Sardegna, che affitto per la quotidianità e per le vacanze”.
Però il calcio è ancora al primo posto, giusto?
“Assolutamente. Mi alleno ogni giorno per farmi trovare in condizione. Voglio giocare ancora, ho l’età per farlo e anche le condizioni fisiche giuste. Nonostante un piccolo problema che mi è stato diagnosticato a 25 anni, a Bologna”.
Un problema?
“Si tratta di un ritorno venoso anomalo polmonare. È una malformazione congenita. E mi è stata scoperto in una prova sotto sforzo. Non mi compromette l’attività agonistica, dato che fino ad oggi ho sempre giocato, con società come Levante e Sion che sono andate a fondo nei vari test medici a cui mi hanno sottoposto. Va solo monitorato nel tempo”.
Una vicenda del genere non può non far pensare a quella di un suo ex compagno di squadra, Astori.
“Non ci sono parole per quello che gli è successo. Davide lo conoscevo da ragazzino, giocavamo insieme nell’under 17 essendo dello stesso anno di nascita (1987, ndr). Era un uomo straordinario, ti metteva in difficoltà per quanto era umile nella vita e forte in campo. Lui ha avuto la sfortuna che non sia emersa alcuna problematica, anche se ultimamente sta emergendo una verità diversa. Vedremo. Meglio non dare giudizi. Resta, comunque, una tristezza infinita per la sua scomparsa”.
Siete stati entrambi simboli del Cagliari tra il 2007 e il 2011.
“Senza dubbio. Io in Sardegna ho fornito le prestazioni migliori. Facendo gol e diventando uno dei migliori interpreti del ruolo del campionato italiano. Sono andato anche in doppia cifra in due tornei di seguito. Avevo abituato tutti troppo bene, forse”.
A che fa riferimento?
“All’esperienza di Bologna, con Pioli e Donadoni allenatori. Giocavo tre partite e se non facevo gol tornavo in panchina. Così è impossibile fare bene. Poi, venivo giudicato anche per il contratto che avevo in essere. Eppure, i contratti si firmano in due. Nessuno obbliga nessuno a sottoscriverli. A
Cagliari, invece, ho sempre avuto la fiducia dei tecnici e dell’ambiente”.
Le due reti che ha segnato alla Roma le ha realizzate con la maglia rossoblù.
“Esattamente. Ricordo in particolare quello che segnai nel 2010, di testa. Una giocata difficile, ma bella. Quella sera per la Roma andò tutto storto. Vincemmo noi 5-1. Era la seconda giornata”.
Ha mai avuto qualche chiacchiera di mercato con la squadra giallorossa?
“Guardi, non è mai capitato. Ne ho avute con Lazio, Inter, Milan, con i giallorossi no. Ma mi sarebbe piaciuto, soprattutto giocare con Totti. Lui e Baggio sono stati il calcio. Non c’è dubbio”.
Sfiorò anche la convocazione nella nazionale polacca.
“Vero, mi chiamò Zibì Boniek per propormi questa opportunità per l’Europeo in Polonia e Ucraina. Ho la doppia nazionalità. E avrei avuto spazio in una nazionale importante. Ma mi sento italiano al cento per cento, all’epoca ero in rampa di lancio, per questo declinai. Tornando indietro, farei la stessa scelta”.
Pensando al passato, farebbe altre scelte?
“Forse sì, forse starei più attento a determinate cose. Probabilmente delle colpe ce l’ho, ma non voglio prendermele tutte. Però voglio guardare avanti, pensare al futuro e giocare ancora a calcio”.