Tutti contro tutti? No, tutti per la Roma
Luis Enrique contro Totti. Baldini contro Totti. Sabatini contro Baldini. Sabatini contro l’allenatore di turno. Pallotta contro Sabatini. Spalletti contro Totti. Pallotta contro Totti. E si può andare avanti. È indubbio che a Roma e ai romanisti piaccia quantomeno amplificare contrasti, più o meno idealizzati, tra elementi di squadra e società, schierandosi di volta in volta col beniamino di turno. In questi mesi, Spalletti è passato da salvatore della patria, contro la volontà del perfido Sabatini che non voleva procedere alla sostituzione di Rudi Garcia, a cattivo a sua volta, per aver tenuto Francesco Totti fuori dai convocati per il match contro il Palermo dopo l’intervista rilasciata al TG1. E, a giudicare dall’aria che tira, il toscano sta per tornare altrettanto rapidamente dalla parte dei buoni, alla vigilia di una sessione di calciomercato che vedrà l’allenatore costretto a difendersi dal fuoco amico della sua dirigenza e della proprietà, pronta a cedere uno dei pezzi grossi della rosa.
Tutto questo fa parte di una dialettica tanto appassionante per i tifosi quanto lontana da quelle che sono le reali dinamiche di una società (non solo di calcio), nella quale i componenti non possono non avere contrasti, ma remano nella stessa direzione per un obiettivo comune. Sarebbe ingenuo pensare che Spalletti abbia firmato un contratto con la Roma non conoscendo i delicati equilibrismi di bilancio che deve mantenere per poter comunque competere ai livelli da lui stesso desiderati nonostante una forza economica ancora non eccezionale e degli accordi ben precisi stipulati con l’UEFA, così come ipotizzare che si stiano mettendo in atto strategie non condivise tra tutte le parti in causa, che dialogano ogni giorno e non vivono in compartimenti stagni. I numeri non possono mentire: quanto patteggiato un anno fa stabilisce che la Roma deve rientrare di una certa somma (30 milioni il passivo complessivo concesso nei bilanci 2015, chiuso a -39, e 2016, scremati da alcuni costi considerati virtuosi, e pareggio di bilancio richiesto per la stagione 2017/2018) per evitare di pagare altri 4 milioni di multa e di rimanere sotto l’occhio vigile del board, se poi per arrivare a questo risultato la Roma genererà ricavi imprevisti o monetizzerà su esuberi, giovani o titolari ancora non è dato saperlo, ma, pur con questo fardello, sono state messe in piedi squadre che hanno portato due secondi posti e circa 120 milioni di ricavi portati dalle partecipazioni in Champions League, che non daranno la gioia di una vittoria ma importantissimo ossigeno per continuare a inseguirla, senza cui la situazione sarebbe stata ben peggiore.
E qui si arriva all’attualità: da Genova ricomincia la rincorsa a quel secondo posto che Radja Nainggolan ha reso possibile, seppur ancora non molto probabile, con la sua stoccata al minuto 89 di Roma-Napoli. Una possibilità sudata, per cui si è lottato per un girone intero e che però svanirà al primo inciampo: per evitarlo non dovranno esserci buoni o cattivi, amici o nemici, dovranno essere tutti per la Roma, per il suo presente e per il suo futuro.