Il vincente trova sempre una soluzione
Venerdì pomeriggio. È la vigilia di Napoli-Roma, una gara non decisiva ai fini della classifica, importantissima a livello mentale, ambientale e di prestigio. Durante l’allenamento di rifinitura i giallorossi perdono Strootman e Bruno Peres. Due titolari inamovibili. Due tra i migliori nel proprio ruolo nel nostro campionato. Inutile considerare i lungodegenti Rudiger, Vermaelen e Mario Rui, ma in rosa la Roma ha anche Nainggolan non al meglio. Mancano poche ore al match e Spalletti, che aveva trovato un discreto equilibrio di formazione nella gara contro l’Inter, si trova a dover resettare il tutto. Il Napoli senza Milik, la Roma senza molti dei suoi migliori giocatori. L’ago della bilancia dell’incontro, visti anche i numeri degli uomini di Sarri al San Paolo, si sposta prepotentemente verso i padroni di casa. Per Spalletti, tra virgolette, la situazione si semplifica. L’attenuante per un’eventuale sconfitta c’è tutta: “Qui in pochi hanno fatto risultato, avevo impostato un lavoro durante la settimana, poi son venute a mancare gli interpreti per quelle che sono poi le situazioni…”. Tutto molto facile, tutto molto scontato, tutto molto provinciale.
Il vero segnale che la Roma vittoriosa a Napoli ha lanciato alla Serie A e il suo tecnico ha lanciato ai suoi calciatori è che il vincente trova sempre una soluzione. Ecco dunque la difesa a 3 con Florenzi libero di essere a seconda dello sviluppo delle azioni, centrocampista o difensore. Ecco Diego Perotti, passato alle cronache di solo qualche mese fa, falso nueve di una Roma brillante, capace di fare il record di punti del girone di ritorno, farsi tutta la fascia sinistra, da ala consumata, rimediando poi un infortunio per la troppa generosità. Queste le mosse tattiche. Molto spesso però, la soluzione solita del vincente, la si trova dentro sé stessi, tirando fuori quello che non si è abituati a essere (in positivo). L’emblema di questo è il pressing di Salah a Koulibaly, un vero e proprio remake di Davide contro Golia, che propizia il gol di Edin Dzeko. Vogliamo parlare del carattere tirato fuori dal bosniaco nelle ultime partite? È passato dall’essere morbido, poco incisivo, a segnare il secondo gol con Hysaj che ha provato ad aggrapparsi letteralmente a lui per contrastarlo, senza scalfirlo minimamente, per poi allargare le braccia dopo aver subito lo 0-2, come a dire: “È troppo per me”. La squadra continua a perdere pezzi per strada, l’infermeria tarda a svuotarsi e gli impegni son sempre più ravvicinati l’uno con l’altro. La speranza è che la squadra sia tornata da Napoli avendo fatto quello switch di consapevolezza, quello switch di testa per tornare sui binari del The Roma way iniziato a sussurrare da Spalletti la scorsa stagione, ma ancora con fondamenta troppo deboli per reggere terremoti come l’eliminazione dalla Champions contro il Porto, quella rivoluzione mentale di Sabatiniana memoria in cui la vittoria debba essere una necessità e non una possibilità. Troppe volte si è trovato la scusa per le sconfitte a Napoli si è trovato la soluzione. Questo il cammino da perseguire per una Roma vincente.