Sacchi: "Impossibile portare qualcosa del Barcellona in Italia"
In un'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha parlato degli allenatori protagonisti del prossimo campionato di Serie A e di quanto nel calcio conti più il gioco rispetto ai singolo giocatori. Di seguito uno stralcio dell'intervista.
Sacchi, tre tecnici italiani sulle panchine di Milan, Inter e Juve sono un caso o un segnale?
"In Italia le cose solitamente succedono per caso. Gli allenatori sono come Don Abbondio: vaso di terracotta tra vasi di ferro. Per metterli nelle condizioni di lavorare bene serve una società intelligente che capisca di dover comprare giocatori funzionali per un progetto. Perché se Messi è bravo, in una squadra organizzata diventa un fenomeno. Se Pedro è normale, in una squadra organizzata diventa forte. Il vero segreto è il gioco...e l’innovazione. Anche se si arrabbierà le voglio svelare uno dei problemi del nostro calcio. La stampa, senza voler generalizzare, spesso giudica in base al risultato e non alla prestazione. L’allenatore è un uomo solo con le sue idee: e se le idee sono poche è ancora più solo. E’ giusto ricordare che non c’è mai stato un grande tecnico che non abbia influito sulla composizione della rosa. Guardiola ha sacrificato Ibrahimovic, che individualmente vale dieci Villa, e i solisti: ha privilegiato l’Idea. Perché il gioco non va mai fuori forma e non si infortuna mai. Il gioco esalta le qualità individuali."
Provocazione: se la Juve avesse Pastore in mano, dovrebbe rinunciarci perché non funzionale al 4-4-2?
"Con Pastore devi giocare con il 4-3-1-2. Se il progetto è un altro, va assecondato in ogni mossa".
Anche il Napoli ha un tecnico italiano, solo la Roma è in controtendenza.
"Di Mazzarri ho apprezzato il modo in cui la sua squadra dimostrava la voglia di dare il massimo fino all’ultimo minuto. Ed è sano il rispetto delle regole voluto da De Laurentiis. Per quanto riguarda Luis Enrique, credo sia impossibile traslare in Italia qualcosa del Barcellona. Quello del mio Milan era un progetto ambizioso perché usciva dalla tradizione: ecco, bisogna guardare avanti. E in Italia ci riesce molto più difficile che negli altri Paesi".