Morte Visin, la lettera del calciatore: "Sento gli sguardi schifati e prevenuti delle persone"
La notizia della morte di Seid Visin, giovane talento con trascorsi nei settori giovanili di Milan e Benevento, è un pugno allo stomaco per il mondo del calcio e non solo. Originario dell’Etiopia e adottato da una coppia di Nocera Inferiore, nel 2017 Visin aveva deciso di abbandonare il suo sogno di diventare calciatore professionista, ma continuava a praticare nel calcio a 5. Il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera che lo stesso Visin aveva inviata tempo fa ad amici e alla psicoterapeuta per raccontare il suo terribile disagio legato al dover fare tutti i giorni i conti con fenomeni di discriminazione razziale. Parole che lette oggi fanno ancora più male, ecco un estratto.
"Sono stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto. Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovassero lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa. Come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo".