Lazio-Roma 1942: l'ultimo ostacolo prima del trionfo

15.04.2010 20:00 di  Massimiliano Spalluto   vedi letture
Fonte: Vocegiallorossa.it
Lazio-Roma 1942: l'ultimo ostacolo prima del trionfo
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© foto di Alberto Fornasari

Il derby capitolino, una storia infinita. Anche nel 1942, anno del primo trionfo giallorosso nel campionato italiano, non poteva mancare l’emozione dell’appuntamento con la stracittadina. Il calendario volle che questa gara così importante per gli appassionati di calcio della capitale si disputasse alla ventisettesima giornata. Ad ospitare la sfida, in quella quart’ultima giornata del torneo, fu la società biancazzurra. Era il 24 maggio e la classifica ci vedeva al comando insieme al Torino con 35 punti.


LAZIO – ROMA La Lazio quel giorno schierava la seguente formazione: Gradella, Romagnoli, Monza, Fazio, Ramella, Ferri, Baldo, Pisa, Piola, Flamini, Puccinelli. I giallorossi risposero con: Masetti, Brunella, Andreoli, Donati, Mornese, Jacobini, Borsetti, de Grassi, Amadei, Coscia, Pantò. Ad arbitrare la sfida fu designato il signor Barlassina di Novara. A caratterizzare la gara fin dalle prime battute fu una tensione molto accentuata, una paura di sbagliare che colpì in maniera particolare gli attaccanti delle due formazioni. La posta in palio era altissima, in quel girone di ritorno i cugini procedevano come un rullo compressore ed il desiderio di frenare l’avanzata giallorossa verso il tricolore dava quella marcia in più ai padroni di casa. Malgrado la determinazione dell’avversario, la squadra di Schaffer partì subito col piede giusto; al quinto minuto di gioco calcio d’angolo di Borsetti, stupendo traversone e conclusione di Pantò. Il portiere Gradella non poté fare nulla nell’occasione oltre che raccogliere la palla in fondo alla rete. Roma in vantaggio. Da questo momento in poi iniziò il festival dell’errore, tutti vi parteciparono su ambedue i fronti. Silvio Piola sfiorò il pareggio in varie occasioni e gli rispose sul fronte giallorosso Amadei che non seppe sfruttare alcuni errori della difesa biancoceleste. Il gioco fu sostanzialmente corretto; a perdere un po’ la testa, come riportato dalle cronache del tempo, fu una ristrettissima minoranza di tifosi laziali che pensò di individuare nei giornalisti i principali responsabili dell’andamento della gara sfavorevole ai loro giocatori. Infatti, come già successo in altre circostanze, fu preso di mira il settore che ospitava gli addetti alla stampa. Tra un errore e l’altro, si arrivò alla fine della prima frazione di gioco. Tutti negli spogliatoi con la Roma sempre in vantaggio grazie alla segnatura di Pantò. Il secondo tempo iniziò e le occasioni da rete continuarono a fioccare ma l’imprecisione degli attaccanti di entrambi i fronti non permise nessun cambiamento nel punteggio fino al ventiduesimo. Piola rubò palla ai difensori giallorossi e passò la palla a Puccinelli che insaccò. Masetti incassò così il ventunesimo gol della stagione che, a tre giornate dalla fine, risulterà l’ultimo subito dal capitano giallorosso. La partita ebbe poco da aggiungere oltre ad altre occasioni malamente sprecate dagli attaccanti giallorossi. 1-1 quindi. I calci d’angolo furono 6-3 per i giallorossi. La Roma mosse la sua classifica ma quel giorno il Torino seppe fare meglio: sul proprio terreno strapazzò oltremodo l’Atalanta con un ciclopico 9-1! Il Venezia pareggiò in trasferta con la Triestina 2-2. La classifica a questo punto vedeva al comando il Torino con 37 punti, la Roma in seconda posizione a 36 ed il Venezia, ancora speranzoso di potersi insinuare nella lotta per il titolo, a quota 34.


IL SORPASSO DEFINITIVO I tifosi biancocelesti pensarono di aver definitivamente compromesso i sogni di gloria della Roma bloccando la società del presidente Bazzini sul pareggio, ma la domenica successiva fu determinante per l’assegnazione del titolo. Allo Stadio Nazionale scendeva in campo l’Ambrosiana, sotto il cui nome ritroviamo l’Inter del dopoguerra. Quell’anno la società milanese si trovò a lottare nei bassifondi della classifica risultando la bruttissima copia della compagine che nei quattro campionati precedenti lottò per il titolo riuscendo a conseguirlo ben due volte. In quegli anni diede vita ad un duello interminabile ma epico con il fortissimo Bologna. Non ci fu nessuna ansia per i tifosi giallorossi: la Roma passeggiò letteralmente su quella che sembrò subito una lontanissima parente dell’Ambrosiana vista negli anni precedenti. Il 31 maggio 1942 infatti sarà ricordato come il giorno in cui la Roma ottenne la più larga affermazione sui nerazzurri: un secco 6-0. A Venezia, intanto, andava in scena uno scontro al vertice tra i padroni di casa ed il Torino capolista che cambiò le sorti del campionato. Al settimo di gioco Petron, sfortunato campione scomparso tragicamente circa tre anni dopo per lo scoppio di una bomba a Padova durante gli ultimi mesi del conflitto, portò in vantaggio i granata. Ma fu soltanto un’illusione per gli ospiti. I lagunari seppero rispondere al 37° pareggiando le sorti dell’incontro grazie ad un rigore trasformato da Pernigo. Nella ripresa al 5° minuto di gioco Begnini portò in vantaggio i neroverdi che chiusero definitivamente i giochi al 30° con la doppietta di Pernigo: 3-1. Grazie a questo risultato auspicato dalla Roma giallorossa il torneo vide compiersi quello che si rivelerà il definitivo avvicendamento alla testa della classifica: Roma 38 punti, Torino 37 e Venezia 36. Nelle ultime giornate gli uomini di Schaffer mantennero la testa con due vittorie conseguite con l’identico punteggio, 2-0, in trasferta a Livorno e sul proprio terreno contro il retrocesso Modena. Contro i gialloblu, il 14 giugno, Roma entrò nella storia conquistando il suo primo tricolore.