Draw My Life, Iturbe: "La chiamata della Roma un segno del destino". VIDEO!
Nuovo episodio della serie di video Draw My Life sul canale Youtube della Roma: stavolta a raccontarsi è Juan Manuel Iturbe.
“La mia famiglia è di origine paraguayana ma si è trasferita in Argentina prima che nascessi. Io sono cresciuto nella periferia di Buenos Aires. Ho iniziato a tirare i primi calci al pallone in strada, con gli amici d’infanzia. Da piccolo mi piacevano le materie scientifiche, matematica in particolare. L’equazione era sempre la stessa: se studiavo i miei genitori mi permettevano di giocare a calcio. Quando avevo 10 anni, mamma e papà decisero di tornare in Paraguay. Nel viaggio di ritorno, i bagagli erano aumentati. Con loro questa volta c’eravamo anche io e le mie sorelle. La mia avventura calcistica ha preso forma nei soborghi di Asunciòn, al Cerro Porteno ho fatto tutta la trafila delle giovanili, fino all’esordio in prima squadra a 16 anni. Due anni dopo è arrivata la chiamata del Porto, avevo bruciato tutte le tappe e forse ero troppo giovane per il calcio europeo. Ho colto il balzo l’opportunità di fare ritorno in Argentina, che considero a tutti gli effetti il mio paese, al River Plate. A Roma il derby è qualcosa di speciale, ma anche il Superclasico contro il Boca è un’esperienza che ti rimane dentro. Quando sei in campo, senti le tribune che tremano sotto i piedi. Sono brividi, eh! Dopo la parentesi con il River, mi sono sentito pronto per un nuovo salto. Nell’estate del 2013 sono arrivato al Verona, dove ho vissuto una stagione esaltante che mi è valsa la richiesta della Roma, un richiamo irresistibile, tanto forte da sembrare una chiamata del destino. Mi perdonerete se mi prendo una pausa per parlarvi di Oliver, il mio compagno di viaggio. Oliver è un cucciolo che non mi lascia mai solo, che mi dice di non mollare quando le cose non vanno come vorrei. Questo amico ha quattro zampe e mi fa pensare che chi non ama e non rispetta gli animali non potrà mai sapere cosa significhi essere amato. Torniamo a noi, è passato quasi un anno dal mio arrivo nella Capitale e posso dire che la Roma rappresenta tante cose insieme. Un punto d’arrivo e una nuova palestra di vita, soprattutto una partita da vincere, tutti i giorni, con il sacrificio. Credo che quel ragazzino possa farcela. Vi hanno mai parlato della garra? In Argentina questa parola racchiude diversi significati: orgoglio, grinta, spirito di rivalità. Usateli per riscaldare il cuore e affrontare tutti i tornei della vita, senza perdere il rispetto per compagni e avversari che troverete sulla vostra strada. La sfida, in fondo, è anche questa, e il rispetto parte da qui”.