Una squadra impossessata dalla paura
Ora inizieranno i faccia a faccia nello spogliatoio, i confronti prima degli allenamenti. Tutto già noto, tutto già visto più di una volta. La crisi è ufficialmente aperta, spalancata. La Roma non segna e non vince. Tolta una parte del secondo tempo, nella quale i giallorossi avrebbero meritato di segnare, i capitolini non hanno giocato una gran partita. L'approccio è stato pessimo: la Sampdoria avrebbe potuto far gol in più di un'occasione. Se Alisson avesse avuto un calo di forma la situazione ora sarebbe, sportivamente, drammatica.
La paura si è impadronita della squadra, se ne è impossessata, l'ha posseduta. Solo così si spiega un approccio così timoroso, come un bagnante che abbia paura della temperatura dell'acqua. Poi, si sa, quando le cose vanno male ci sono ottime probabilità che possano andare peggio. Il rigore sbagliato da Florenzi, le innumerevoli occasioni sprecate nella ripresa. Inutile fare i nomi. Conta poco perché sono state azioni tutte in fotocopia, con il giocatore X di turno sbagliare a pochi passi dal portiere, indisturbato o quasi. Tutti che hanno esibito un tiro fiacco, centrale, poco credibile. Un tiro impaurito, timido e timoroso. La paura di sbagliare è penetrata nel tessuto della squadra e ne sta influenzando ogni scelta.
Di Francesco l'unico cui aggrapparsi per uscirne anche se la sostituzione di Pellegrini, nel momento migliore della squadra e del giocatore, rimarrà un grosso punto interrogativo della serata.