Sliding doors e la forza mentale della Roma
Alzi la mano chi, tra Genoa e SPAL, era sicuro che la Roma facesse 6 punti, considerando l'appuntamento con la storia, la Champions, il Liverpool, un cassetto pieno di ricordi.
Con fatica contro i grifoni, con autorità e semplicità contro i ferraresi, i giallorossi hanno fatto bottino pieno e ora possono concedersi il lusso di pensare con la mente sgombra al big match di martedì. La mente sgombra di chi sa di aver fatto il proprio dovere e può legittimamente pensare e sognare un po'.
Prima della gara di andata con il Barcellona, la Roma aveva impattato contro il Bologna. Prima della sfida di ritorno, la brutta sconfitta contro la Fiorentina: “Crescere significa affrontare tutte le partite allo stesso modo”, predica da settimane Eusebio Di Francesco e la strada sembra essere quella giusta.
L'impresa di Champions ha dato certamente sicurezza e consapevolezza alla squadra. Basta ascoltare le dichiarazioni dei giocatori degli ultimi giorni. Dichiarazioni che esibiscono una straordinaria fiducia nei propri mezzi ma senza quell'euforia, spesso immotivata, tipica dell'ambiente romano. Uno strano mix che sta funzionando e che potrebbe essere la giusta ricetta per affrontare queste ultime settimane. Merito anche del tecnico giallorosso che, con la serenità mostrata sempre in pubblico, trasmette tranquillità e forza interiore alla squadra. La forza, quella vera, non si urla ai quattro venti, non si esibisce volgarmente ma rimane all'interno del gruppo, dello spogliatoio, dei giocatori ed esce al momento opportuno, come nella gara di ritorno contro il Barcellona.
SLIDING DOORS – Per Ünder fu la gara contro il Verona e il primo gol in maglia giallorossa. Per Bruno Peres il salvataggio disperato nella gara di andata contro lo Shakhtar, diventato determinante per il passaggio del turno. Senza questi episodi, il terzino brasiliano avrebbe probabilmente continuato a essere ai margini della squadra e Ünder avrebbe continuato a essere un oggetto misterioso, pronto ad andare in prestito a qualche neo promossa il prossimo anno. Come se servissero altre conferme, l'aspetto mentale è fondamentale nella vita e nel calcio. Spesso sottovalutato, da esso dipendono le sorti di intere stagioni, finali o addirittura carriere.
Il sorriso meraviglioso di Schick dopo il gol è l'emblema di quanto l'ex Samp cercasse e volesse il gol. Chi lo sa se questo non sarà ricordato come lo sliding doors della sua avventura in giallorosso o, addirittura, della sua carriera.