Nessuna via di mezzo

10.03.2017 08:10 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Nessuna via di mezzo
Vocegiallorossa.it

Impossibile non pensare a quando, in tempo di mercato, Luciano Spalletti aveva più volte fatto riferimento al periodo tra febbraio e marzo come un momento molto complesso dal punto di vista del calendario; impossibile non farlo quando, dopo un tempo in cui l’idea era quella di una Roma preparata a quanto sarebbe potuto accadere (anche al di là del gol subìto a palla ferma), nel secondo la sensazione è stata invece di una squadra ancor più fuori dalla partita di quello che le premesse tecniche facevano concepire. Vedere una squadra così poco reattiva, a una prima analisi, fa subito ricercare le cause in un problema fisico, ma è così certo che il problema fisico sia la causa di qualcosa e non la conseguenza di qualcos’altro? Si parla spesso di rosa corta, ma quella della Roma è una rosa corta in relazione all’utilizzo che si fa degli uomini che si hanno a disposizione: appurato (si spera) che evidentemente più di un Grenier non si poteva raggranellare in sede di calciomercato, probabilmente un migliore lavoro di prevenzione avrebbe permesso ai giallorossi di giocarsi questo momento decisivo della stagione con qualche energia in più. Per un Emerson Palmieri che ha saputo conquistarsi un posto da titolare allungando la coperta c’è uno Stephan El Shaarawy ridotto a comprimario, per un Edin Džeko fulcro offensivo capace di mettere a segno 29 gol, c’è un sistema, quello col falso 9, praticamente abbandonato dopo essere stato quello principale nella stagione scorsa, col bosniaco costretto a giocarle tutte (e, spesso, per tutti i minuti), per gare in cui cambiare qualcosa era necessario, ce ne sono state altre in cui sarebbe potuto essere utile per risparmiare minuti ad alcuni e far recuperare sicurezze ad altri (per fare dei nomi sparsi, Vermaelen, Paredes, lo stesso Gerson che ha giocato anche meno di quanto la giovane età possa giustificare: il Lione aveva due classe '96 al centro della difesa).

Non sembrano esserci vie di mezzo: o si trasmette, nei fatti, totale fiducia, o avere un’occasione - utile alla Roma tutta, non solo a chi se la gioca - non sembra essere ipotesi contemplata. E non c’è stata via di mezzo neanche stasera: si è passati da una squadra molto ben impostata per l’impegno europeo (ed è una conferma, dopo Vila-Real) a un’altra letteralmente consegnatasi al proprio avversario. Domenica c’è il Palermo e come una valanga il problema sarà più grosso: cambiare per avere forze fresche in un momento di scarsa fiducia o rifugiarsi nella serenità di scelte conservative, con il rischio di scoppiare nuovamente? Un dubbio che nessun allenatore vorrebbe avere, ma che Spalletti si trova a dover risolvere anche per sue responsabilità.