Lo stile Inter, lo stile Juventus

18.05.2010 06:00 di  Emanuele Melfi   vedi letture
Fonte: VoceGiallorossa.it
Lo stile Inter, lo stile Juventus
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Le manette di Mourinho. Le manette di Moratti. La maglia di Materazzi. Lo striscione, volgare, contro il nostro capitano e altri inneggianti a Nerone. Il tutto esposto, in bella mostra, sul pullman ufficiale della squadra nerazzurra. Il dito medio di Chivu. L'altro, vergognoso, gesto del romeno rivolto alla Tevere. Le false illazioni del portoghese "chi gioca contro di noi da il massimo, i portieri che giocano contro la Roma, sembra che abbiano la sindrome coreica, la palla viene ed è gol". Il gridare "vergogna" al Siena che ha cercato di fare la sua onesta partita. Esiste lo stile Inter, dicono.

Scorrendo velocemente i files della mia memoria, ricordo benissimo altri volti e altre maglie - sempre a strisce per carità - assumere questo tipo d'atteggiamento (sia in campo che fuori) chiamato, e non si sa il perchè, 'stile'.



Questo è il pulpito da cui, un paio di settimane fa, ci si scandalizzava gridando alla punizione esemplerare per il nostro Francesco dopo che - esasperato dall'atteggiamento offensivo di chi si sente indebitamente campione - ha sferrato un calcione all'avversario cercando di sfogare la propria rabbia; un gesto che, a scanso di equivoci, possiamo/dobbiamo considerare non sportivo. Ha chiesto scusa, non è bastato.

Tutto questo contrasta fortemente con l'ineguagliabile marea giallorossa accorsa a Verona con tanta speranza nel cuore e poca certezza nella mente. E con quei duemila e più che hanno invaso l'aeroporto di Fiumicino per festeggiare un titolo che apparentemente non c'era. O forse si. Quella stessa marea giallorossa che ha tributato il giusto omaggio a chi ha provato con tutte le sue forze ad infastidiire - riuscendoci ampiamente - una corazzata costruita per vincere. Il super-budget (e ci sarebbe da aprire un file di dimensioni macroscopiche) contro il mercato inesistente. Gli acquisti Milito, Eto'o, Sneijder, Lucio - solo per citarne alcuni - contro il mercato di Burdisso, Lobont e Toni (a gennaio). L'organizzazione, sia societaria che tecnica, ha fatto si che questa squadra arrivasse fino all'ultima giornata di campionato a battersi per il tricolore. Poco importa se non possiamo godere di inesauribili fonti finanziarie; "sognavo questa Roma e Roma c'è" cantava Venditti. Dunque il mio grazie va a Ranieri, ai calciatori e a tutto lo staff tecnico giallorosso. Ma, probabilmente, il grazie più grande va a chi è riuscito a mettere su questa macchina favolosa tra mille difficoltà, al nostro presidente Rosella Sensi. Non dobbiamo fermarci proprio ora: c'è un mercato e una rosa da rinforzare e siamo sicuri che non finirà come nell'estate del 2009.

"Chi è della Roma non perde mai" recitava uno striscione al "Bentegodi" - e per quanto poco avvezzo a parlare per slogan - sento di dover confermare questa tesi. I ventunomila di Verona, i duemila di Fiumicino e il capitano in lacrime al fischio finale di Tagliavento dimostrano come l'attaccamento a questa maglia (la sua, la nostra) vada al di là di ogni titulo conquistato.