La sfida di Fonseca
Ci sono momenti della stagione più importanti di altri. Momenti che segnano il trend e le successive discussioni. Momenti in cui si passa da un periodo buono a uno “delicato”. Da una crisi a una ripresa o viceversa. Come se fossimo operatori di borsa, ci sono periodi in cui la Roma è in salita o altri in cui è in discesa. Ci sono partite che segnano l’inversione di tendenza e dopo le quali la narrazione cambia, cambiano anche le parole usate e gli articoli scritti.
La gara contro il Napoli ha rappresentato uno dei momenti topici, un’inversione di tendenza. Non si parla più di periodo delicato, emergenza infortuni, dubbi di Fonseca ma si tessono le lodi del tecnico portoghese, si esaltano i singoli, Pastore, Pau Lopez, Fisichella che benedice i campi di Trigoria, un tripudio in un crescendo rossiniano. Una splendida colonna sonora mentre vengono sparati i fuochi di artificio.
Bello, suggestivo ma molto pericoloso. Fonseca, portoghese di nascita ma romano di adozione, sembra vivere qui da una vita. Non appena ci si permette di esaltare questa squadra, interviene con la tuta da pompiere per soffocare il fuoco e annegarlo nell’acqua della saggezza. La saggezza di chi, uomo di mondo, sa che basta pochissimo perché filtri all’interno di Trigoria il messaggio che il più è fatto, la squadra è forte e la stagione è trionfale. Non scordiamoci di quando la Roma di Di Francesco vince il girone di Champions e la Roma andrò in crisi perché si adagiò sugli allori, come ammesso tempo dopo dai calciatori stessi. Qualche calciatore è cambiato ma l’ambiente è lo stesso e Fonseca dovrà fare ora una gran fatica per blindare il fortino di Trigoria e per fare in modo che non penetri al suo interno l’euforia da crisi passata, problema risolto e Fonseca genio della panchina.
Un’altra sfida per il tecnico portoghese, forse ancora più impegnativa delle precedenti.