La sconfitta evidenzia tutte le lacune tattiche
La Roma si butta via, ancora una volta. Contro l'Udinese, in una sorta di déjà vu, la squadra di Zeman ripete la prestazione al contrario offerta con il Bologna alla terza giornata. Da 2-0 avanti a 2-3 quando nessuno, dopo i primi 30 minuti, avrebbe scommesso un solo centesimo sui friulani, giunti all'Olimpico con molte assenze e reduci dall'impegno sfortunato in
Europa League.
Così, dopo il successo con l'Atalanta e la bella rimonta di Genova, Totti e compagni falliscono una prova importante che avrebbe rilanciato le possibilità Champions dei giallorossi, ripiombati a meno 7 dal terzo posto.
Marassi poteva rappresentare la gara della svolta e invece, dopo una mezz'ora eccezionale, ispirata dalle giocate di Totti e condita dalle due splendide reti di Lamela, la squadra, parola dello stesso Zeman, si è messa a gestire troppo la gara, interrompendo quei movimenti perfettamente sincronizzati che avevano esaltato anche il tanto criticato Tachtsidis e tramortito gli uomini di Guidolin.
A prescindere dagli episodi, compreso il dubbio rigore finale siglato col cucchiaio dal solito Di Natale, vero incubo romanista, la sconfitta evidenza ancora tutte le lacune tattiche, con De Rossi e Pjanic non inseriti al meglio nei loro ruoli in mezzo al campo, ma soprattutto le difficoltà caratteriali di un gruppo incapace di trovare continuità in questo inizio di campionato.
Un peccato aver sprecato le perle di un Lamela letteralmente trasformato dal gioco di Zeman. Una delle poche note liete. Con la prima doppietta in serie A il talento argentino è già a quota 5, superando il conto dello scorso anno, quando furono 4 in tutto il campionato.
In una giornata negativa, l'altra piccola luce è rappresentata dall'esordio positivo del brasiliano Dodò, fin qui oggetto misterioso. Ma questa Roma dovrà soprattutto capire come risolvere i suoi numerosi problemi perché, come ha detto il dg Baldini, con sconfitte così è difficile pensare di raggiungere l'obiettivo della Champions.