La scialuppa di salvataggio
Da quando è passata stabilmente al 4-2-3-1, la Roma ha innegabilmente avuto uno slancio non solo a livello di risultati, ma anche a livello di gioco: la manovra non è certo la più spettacolare del mondo, ma sicuramente non è contraddittoria come nelle prime gare della stagione e mostra in maniera abbastanza chiara alcuni dei princìpi di gioco cari a Di Francesco, come la verticalità e l’ampiezza. Per questo modulo, però, questa squadra non era stata costruita, tant’è che De Rossi ha dovuto giocare molto più del preventivato e la sua assenza contro il Viktoria Plzen suggeriva un possibile ritorno al 4-3-3. Che però non è avvenuto, perché Di Francesco ha arretrato il raggio d’azione di Bryan Cristante, affiancandolo a Steven Nzonzi nella cerniera centrale, con Lorenzo Pellegrini nel ruolo di trequartista. Il numero 4 giallorosso, arrivato in prestito per 5 milioni, con riscatto fissato a 15 più 10 di bonus, è stato pagato questa cifra perché nella scorsa stagione aveva mostrato delle caratteristiche spiccatamente offensive, che lo facevano immaginare in giallorosso come una mezzala capace di segnare i gol che nella scorsa stagione latitavano ad arrivare dai centrocampisti.
Posizionarlo in mediana significa, al momento, perdere tutto quel plusvalore tecnico che ne ha innalzato quello economico, ma al contempo è il male minore che consente alla squadra di mantenere la sua forma anche in assenza di uno dei due titolari del ruolo, ai quali si farà evidentemente affidamento in gare di maggiore difficoltà rispetto a quella di Champions League da poco giocata. Anche perché ipotizzare Ćorić o Zaniolo al fianco di uno tra De Rossi e Nzonzi è cosa vicina alla fantasia, mentre Lorenzo Pellegrini, che lo stesso Di Francesco aveva definito come possibile alternativa in mediana, sta crescendo esponenzialmente nella batteria dei tre dietro la punta e sarebbe un peccato, vista anche l’assenza di Pastore, rinunciare alla qualità che il 7 sta mettendo in campo. Cristante è, dunque, la scialuppa di salvataggio che dovrà traghettare la Roma almeno fino al mercato di gennaio, quando, risorse permettendo, si potrà ipotizzare di inserire un’altra alternativa a centrocampo, smentendo, di fatto, molto di quello che si era progettato in estate, ma avendo poi la possibilità di riportare ognuno al suo posto, riprendendo a far fruttare ciò che in estate si era scelto. O, magari, facendo fruttare quelle stesse scelte in un modo inaspettato.