L'eterno dilemma giallorosso: testa o gambe?
Esattamente un girone fa la Roma regalava la sua ultima prestazione entusiasmante di questa stagione. Il 4-2 all’Inter aveva sì palesato i primissimi problemi della squadra, che fino a quella partita non aveva mai subìto gol in casa in campionato e che ebbe bisogno di andare in vantaggio per tre volte per potersi liberare del fastidio nerazzurro, ma contro la squadra di Mancini i giallorossi ebbero sia la testa per continuare a lottare nonostante gli errori puniti da Ranocchia e Osvaldo, sia le gambe per tenere alta l’intensità del gioco e far valere le proprie qualità. Un girone dopo, di fronte a una lunga serie di prove tra l’incerto e il paradossale, la domanda è sempre la stessa: manca la testa o mancano le gambe?
Scorrendo l’elenco delle partite non è facile attribuire il mancato risultato (o l’ottenimento dello stesso per il rotto della cuffia) all’assenza di una o dell’altra. Certamente ci sono gare in cui l’evidenza ha suggerito la risposta (essere andati 0-2 dopo pochi minuti in casa contro il Sassuolo non dipende certo da un fattore fisico, così come aver giocato sistematicamente un solo tempo nelle gare di gennaio e febbraio è evidentemente dovuto a questo), ma tante volte la discussione è proseguita con argomenti di egual peso su entrambi i piatti della bilancia, con il risultato di non trovare una risposta che potesse suggerire un rimedio - quantomeno provvisorio - ai guai della Roma del 2015, che oggi rischia seriamente di fallire l’obiettivo minimo e di dover soffrire fino alla fine anche per quello di consolazione. Termini forti se si guardano classifica e calendario che, paradossalmente, lasciano tutto ancora in mano alla Roma, termini meglio calibrati se si osserva la palese differenza di rendimento tra i giallorossi e la Lazio, che oltretutto, dopo aver superato praticamente indenne il turno che la vedeva impegnata allo Juventus Stadium, non dovrà neanche più sostenere la pressione di dover portare avanti una lunghissima serie di vittorie consecutive (8, una in meno delle 9 con cui un anno fa Rudi Garcia raccoglieva gli ultimi 27 punti del suo campionato dopo l’infortunio di Kevin Strootman).
Sabato l’Inter giocherà per non lasciare nulla di intentato, con la serenità di chi ha poco da perdere (l’Europa dista 7 punti e 4 squadre), la voglia di ottenere una vittoria di prestigio davanti al proprio pubblico (dopo aver pareggiato i due derby e le partite con Lazio e Napoli ed essere caduta dinnanzi alla Fiorentina) e il dovere di capire chi potrà far parte dei futuri progetti di rilancio e la partita di domenica scorsa contro il Milan ha lasciato trasparire una condizione atletica più che sufficiente per mandare in porto la barca, pur senza vessilli. Testa e gambe, appunto, che la Roma dovrà ritrovare presto, magari con l’aiuto di un paio di pezzi come Pjanic e Gervinho, troppo velocemente bollati come difettosi, che da soli non risolveranno tutti i problemi ma che sembrano essere la medicina adatta quantomeno per alleviare i sintomi. Per la cura definitiva, probabilmente bisognerà aspettare giugno.