Il terzo step che manca alla Roma e le sterili polemiche sullo stadio
Il CEO Lina Souloukou ha dichiarato che “il settore giovanile è l’obiettivo della società. Per formare la prima squadra il punto di partenza è quello”. Tutto ciò viene naturale in un club, quello giallorosso, storicamente orientato a formare giocatori di primissimo spessore. E non ci limitiamo a citare Totti e De Rossi (che da soli, però, valgono qualsiasi investimento fatto nelle giovanili negli ultimi 30 anni). Pensiamo, infatti, anche a Pellegrini (sia Lorenzo, sia Luca), Bove, Zalewski, Florenzi, Romagnoli, Caprari, Frattesi, Tahirovic, Scamacca e via discorrendo. Potremmo continuare un’altra mezz’ora a citare giocatori che, con risultati più o meno brillanti, hanno calcato con merito i palcoscenici della Serie A.
GIOCATORI AFFERMATI – Per vincere, però, i bambini (per dirla alla Mourinho) non bastano. Serve anche gente affermata, di esperienza, e la corrente gestione sembra saperlo perfettamente dato che, negli ultimi 3 anni, ha portato un allenatore affermato (Mourinho), e due campioni come Dybala e Lukaku. Un gioiello all’anno.
INVESTIMENTI – C’è un terzo elemento che, però, al momento manca, ed è stato oggetto di domanda nel corso della conferenza stampa di fine mercato di Tiago Pinto: la Roma quando potrà investire su giocatori giovani, di prospettiva, acquisendone il cartellino per poi farli crescere? Il GM giallorosso, nell’occasione, oltre a ricordare di aver preso Aouar e Ndicka (calciatori giovani e di prospettiva) ha sottolineato che la lui, in ogni sessione di mercato, ha l’arduo compito di rinforzare la squadra rispettando gli stringenti paletti del Fair Play Finanziario. Come a dire: la coperta è corta, non possiamo rinforzare la squadra, prendere giocatori affermati e comprare anche i migliori giovani in rampa di lancio. Tutto non si può fare e, su qualcosa, bisogna cedere. Ecco perché entrare stabilmente in Champions è fondamentale per il processo di crescita alla media-lunga distanza. Proprio per poter anche presentarsi dalle altre squadre con il cash in mano e la possibilità di prendere i migliori talenti del momento, svezzati da qualcun altro e prima che finiscano tra le mani di Barcellona, Real Madrid, City e compagnia bella. Per fare ciò, occorre uscire dal Settlement Agreement e aumentare i ricavi, con la Champions e con lo stadio.
STADIO E DIBATTITO PUBBLICO – E, a proposito di stadio, registriamo le dichiarazioni di Ferdinando Bonessio, presidente della Commissione Sport del Comune di Roma, a Rete Sport: “Nei primi quattro incontri del Dibattito Pubblico (per il progetto dello stadio a Pietralata, ndr) non sono stati affrontati problemi suggerendo proposte di modifiche, ma solo interventi generali di alcuni tecnici. Probabilmente la gente, i comitati, i cittadini si aspettavano delle proposte per risolvere questioni, quali l’aumento dei convogli della metro sul tratto Rebibbia, Stazione Tiburtina, Bologna, oppure la questione dell’inquinamento acustico legato allo stadio. Spero che queste risposte arrivino quando la procedura di approvazione del progetto finale”.
E, in effetti, è previsto che le risposte arrivino proprio in sede di approvazione del progetto definitivo. Come disciplinato dal Nuovo Codice degli Appalti (in vigore da pochi mesi), si prevede che il Dibattito Pubblico si concluda “con una relazione, redatta dal responsabile del Dibattito Pubblico e contenente una sintetica descrizione delle proposte e delle osservazioni pervenute, con l’eventuale indicazione di quelle ritenute meritevoli di accoglimento. Gli esiti del dibattito, ivi comprese eventuali proposte di variazione dell’intervento, sono valutati dalla stazione appaltante o dall’ente concedente ai fini dell’elaborazione del successivo livello di progettazione”.
Si deduce, quindi, che il Dibattito non sia istituito ai fini di avere risposte dal soggetto privato (in questo caso la Roma) ma ha la sua utilità nel raccogliere proposte, osservazioni, anche critiche, che possano essere utili proprio per realizzare il progetto definitivo e per, eventualmente, accogliere alcune istanze della cittadinanza. Esattamente ciò che sta accadendo. Anche perché poi ci sarà un lungo, e articolato, iter amministrativo per vagliare e valutare le risposte date dalla Roma alle numerose prescrizioni contenute nella delibera di pubblico interesse.